Rendimento a sorpresa

Non sempre le fasi di incertezza sono negative per i mercati. E mentre si aspetta un’ondata di volatilità in arrivo dagli Usa è meglio far ruotare i portafogli. 

Marco Caprotti 10/06/2015 | 16:16
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E’ uno dei detti di Borsa più citati sui mercati finanziari: il mercato odia l’incertezza. Ma è davvero così? Quasi sempre. Ma solo perché, spiega uno studio della Wharton School (la scuola di economia dell’Università della Pennsylvania), le soprese vengono considerate come un’unica entità senza fare differenze fra shock positivi e negativi.

Se un po’ di scetticismo è salutare quando si ha a che fare con i dati di mercato, il suo eccesso può provocare fenomeni di panico. Basti pensare alla tempesta scatenata dalle vicende che hanno portato al collasso di Lehman Brothers nel 2008, da molti considerato l’inizio ufficiale dell’ultima grande recessione mondiale. In occasioni come questa i prezzi delle azioni crollano, gli investitori corrono verso i porti sicuri (tipicamente i bond, mandando a picco i rendimenti) e l’economia reale frena.

Non sempre va tutto male
Il primo passo da fare è quello di leggere il fattore di incertezza con le lenti giuste. Non tutte le soprese, infatti, sono negative. La precisazione è meno ovvia di quanto possa sembrare. Gli studi condotti fino ad ora su questo fenomeno hanno considerato il fattore incertezza come un elemento unico senza fare distinzioni fra elementi positivi e negativi. A fare un po’ di chiarezza ci prova un paper firmato da Amir Yaron, Ivan Shaliastovic e Gill Segal, professori di finanza alla Wharton intitolato Good and Bad Uncertainity: macroeconomic and financial market implications. Nello studio si ammette che l’incertezza è sempre stata analizzata come una forza unica. Una sorta di deviazione dalla norma che rovina le attese di un investitore.

Per cercare di capire gli effetti e le differenze fra soprese positive e negative, i ricercatori hanno utilizzato un nuovo approccio alla semi-varianza (una misura statistica del rischio) per identificare gli shock (buoni e cattivi) prodotti dai dati sulla produzione industriale americana usciti dal 1932 al 2012. Quindi hanno dimostrato che questi numeri hanno avuto effetto sui consumi, sugli investimenti, sulla ricerca sui rendimenti degli investitori e sui dividendi. “In linea di massima abbiamo visto che le sorprese positive sono in grado di far sentire i loro effetti benefici per i tre anni seguenti”, spiega lo studio. “Gli shock negativi, invece, possono diminuire la produzione industriale l’anno seguente. La visione tradizionale, che non distingue fra effetti positivi e negativi, non considera queste variazioni e il risultato finale che si ottiene, spesso, è peggiore di quello reale del singolo elemento”.

Sorprese in arrivo?
Ma il mercato sta preparando qualche sorpresa agli investitori? Il rischio è concreto e la scossa (positiva o negativa), come spesso accade potrebbe iniziare  negli Stati Uniti. A Wall Street, nelle settimane scorse, l’indice Nasdaq ha toccato massimi che non vedeva da 15 anni (prima che scoppiasse la bolla speculativa legata a Internet). Il paniere di riferimento S&P500 ritocca i record mediamente ogni due settimane e non perde il 10% da almeno tre anni. Anche la volatilità (fotografata attraverso l’indice Vix, che misura le fluttuazioni dei prezzi e il livello di incertezza degli investitori) al momento non dà pensieri: nei momenti di calma piatta è a 10 punti e ultimamente è a quota 14.

“A questo punto è lecito chiedersi cosa succederà quando tornerà la volatilità”, spiega uno studio firmato da Joseph Clarck, analista della società di consulenza AdviceIQ. “L’equity fuori dagli Usa in questo momento sta già facendo meglio di quello americano. Per questo motivo, se il portafoglio è troppo concentrato su titoli a stelle e strisce conviene fare al più presto delle operazioni di ribilanciamento”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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