Gestori, 2014 sotto il segno dell’Europa

L’84,6% degli intervistati da Morningstar prevede un rialzo per le Borse del Vecchio continente nei primi sei mesi dell’anno. Incertezza su Wall Street, mentre il dollaro è dato per favorito sull’euro.  

Sara Silano 18/12/2013 | 10:48
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Punti chiave

-      In Europa, le valutazioni sono ancora attraenti.

-      Negli Usa i gestori cercano conferme dai dati macro e micro economici.

-      Lo spread tra Bund e Btp è destinato a ridursi ulteriormente.

Per i primi sei mesi del 2014, i gestori puntano ancora sulle Borse europee. E’ quando emerge dal consueto sondaggio condotto da Morningstar tra le principali società di gestione e intermediazione che operano in Italia. Nel complesso, l’atteggiamento è di cauto ottimismo, nella convinzione che le Banche centrali continueranno a essere protagoniste.

Europa, ancora in rialzo
Nel 2013, l’indice Msci Europa ha guadagnato il 13% e, nel triennio, il rendimento medio annuo è stato del 6,63%. Tuttavia, i gestori sono convinti che le valutazioni siano ancora interessanti. Sono diversi i fattori che dovrebbero sostenere il mercato azionario: il miglioramento del quadro macroeconomico, la politica accomodante della Banca centrale europea e il ribilanciamento dei portafogli degli investitori esteri. Sono positive anche le prospettive per gli utili aziendali. Per queste ragioni, l’84,6% si aspetta un rialzo nei prossimi sei mesi (erano il 69% a novembre).

Usa, quale tapering
Wall Street non raccoglie la stessa percentuale di consensi delle Borse europee. Come si legge in una nota di Swiss & Global, “Il 2013 è stato positivo grazie all’espansione del multiplo p/e (prezzo/utili), più che conseguenza dell’aumento dei profitti. Per la prosecuzione del movimento dei mercati, quindi, sarà importante che le premesse di crescita, in ambito macro e microeconomico, trovino conferma nei dati del prossimo anno”. I gestori sono divisi sui prezzi delle azioni: per alcuni sono un po’ cari; per altri sono equi. In ogni caso, è convinzione diffusa che una forma leggera di tapering, ossia la fine della politica monetaria ultra-espansiva da parte della Federal Reserve, sia già inglobata nei prezzi. Non lo è, invece, un cambio di rotta brusco, che però è considerato poco probabile. In un contesto che rimane incerto, il 53,8% degli intervistati prevede un rialzo, contro il 38,5%, che si attende stabilità. 

Tokyo, bene l’export
I gestori prevedono che la Bank of Japan prosegua nella politica monetaria espansiva, con l’obiettivo di raddoppiare la base monetaria e un target di inflazione al 2%. Le aziende dovrebbero beneficiare ulteriormente dell’indebolimento dello yen, che le renderebbe competitive a livello internazionale. Mostrano, invece, cautela sulla capacità del governo di portare avanti con successo le riforme strutturali, conosciute come Abenomics. La Borsa di Tokyo è stimata in crescita dal 53,8% degli intervistati, mentre il 46,1% si attende un’oscillazione attorno agli attuali livelli.

Asia volatile
Per i listini asiatici, il 2014 potrebbe ancora essere un anno di volatilità. Poco più di un gestore su due è ottimista, mentre il 15,4% è pessimista. Il principale fattore di preoccupazione, che riguarda tutte le aree emergenti, è il tapering americano, con conseguente riduzione della liquidità nel sistema finanziario e lo spostamento dei flussi di investimento verso i mercati sviluppati. Sul fronte macro, il quadro rimane debole, anche se la crescita in Cina sembra essersi stabilizzata e dovrebbe essere compresa tra il 7 e il 7,5% nel 2014.

Bond verso la normalità
Sul mercato obbligazionario, i gestori si aspettano una progressiva normalizzazione della curva dei rendimenti a seguito della riduzione degli acquisti mensili di titoli da parte della Fed e della ripresa economica. Nell’area euro, i fund manager prevedono un ulteriore restringimento degli spread tra governativi core (Bund tedesco) e periferici. In particolare, sono buone le prospettive per il Btp italiano, grazie alla stabilizzazione del quadro politico e alle stime migliori sul fronte economico.

“Abbiamo temporaneamente assunto una posizione vicina alla neutralità (sul Bund tedesco, Ndr)”, spiega Steven Steyaert, senior portfolio specialist multi asset di Ing Investment Management, “dal momento che i rischi di deflazione e il taglio dei tassi da parte della Bce hanno bilanciato l’outlook di breve termine per i titoli di stato europei. Inoltre, l’impatto del tapering è probabile che sia meno forte rispetto a maggio-giugno. I mercati hanno (parzialmente) imparato la differenza tra tapering e tightening (ossia tra la fine della politica monetaria ultra espansiva e l’adozione di misure restrittive, Ndr)”. Tuttavia, conclude Steyaert, il trend dei rendimenti di medio termine dovrebbe rimanere rialzista, come conseguenza della ripresa globale.

Tempo di dollaro
La quasi totalità dei gestori (84,6%) prevede un indebolimento della divisa comunitaria nei confronti del dollaro. Le differenze nella crescita e nei tassi di interesse favoriscono il biglietto verde, che dovrebbe anche beneficiare di nuovi flussi di investimento verso gli Stati Uniti. Inoltre, un euro troppo forte non è nell’interesse della Banca centrale europea, impegnata a stimolare la crescita.

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 5 e il 12 dicembre, 13 delle principali società di gestione e intermediazione operanti sul territorio. Si tratta Aletti Gestielle, Allianz Global Investors, Carmignac Gestion, Eurizon Capital Sgr, Ing Investment Management International, InvestBanca, Investitori Sgr, La Française Am, M&G, Pioneer IM, Swiss&Global AM Sgr, Union Bancaire Privéee, VG asset management.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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