Si scrive 2014, si legge ripresa

C’è ottimismo sulla situazione americana. I rapporti di forza fra i paesi europei, intanto, si stanno riequilibrando. Gli emerging dovranno contare di più sulla domanda interna.

Marco Caprotti 16/12/2013 | 10:36
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Punti chiave

- Le economie mondiali si stanno svegliando, ma continueranno muoversi a velocità diverse.

- L’azionario Usa è caro, mentre quello europeo conviene di più.

- Per gli emergenti è prevista volatilità nel breve periodo.

Nel 2014 qualcuno inizierà a leccarsi le ferite dopo la crisi, mentre altri si metteranno in piedi per riprendere la marcia. E’ questa, in sintesi, la previsione sui mercati nel 2014 di Morningstar. “Le conseguenze della tempesta finanziaria saranno ancora evidenti”, spiega Francisco Torralba, economista di Morningstar Investment Management. “Le economie mondiali stanno migliorando. Tuttavia si evidenziano delle differenze, a volte significative, nella velocità di ripresa”.  

Usa
Il numero più atteso delle ultime settimane è stato quello del tasso di disoccupazione a novembre che è calato al 7% dal 7,3% del mese precedente. Nel periodo, inoltre, sono stati creati 203mila posti di lavoro. I dati, riportati dal Dipartimento del lavoro, sono nettamente migliori delle attese degli analisti. In novembre, il settore privato ha creato 196mila nuovi impieghi (+27mila nel settore manifatturiero), mentre il settore pubblico ha contribuito con +7mila nuove posizioni. Il governo ha rivisto a +200mila da +204mila i posti di lavoro creati in ottobre. La settimana media di lavoro infine è cresciuta di 0,1 ore a 34,5 ore, mentre i salari orari sono cresciuti di quattro centesimi a 24,15 dollari. L’elemento che ha colpito è che si sono registrati miglioramenti significativi in comparti importanti come il manifatturiero, i trasporti e la salute.

Lo scenario macro nel quale si muovono gli Usa è stato ben fotografato dall’ultimo Beige Book, il rapporto sullo stato di salute dell’economia americana preparato dalla Federal Reserve. Alcune parti degli Stati Uniti in settembre e inizio ottobre hanno “sperimentato una crescita più lenta”, ma le notizie raccolte sono state frammentarie a causa dello shutdown (la paralisi federale scattata l’1 ottobre per il mancato accordo sulla legge di bilancio).

L’economia americana è comunque cresciuta a un passo “tra modesto e moderato” nei mesi recenti, anche se lo stallo di Washington si è fatto sentire. Il documento dice inoltre che “permane un generalizzato cauto ottimismo sulle prospettive future dell’attività economica”, anche se in molte aree “è stato rilevato un aumento dell’incertezza dovuta per larga parte allo shutdown e al dibattito sul tetto del debito”. In Borsa, intanto, l’equity americano ha recuperato i livelli pre-crisi. “Ma le azioni e obbligazioni Usa sono care”, dice Torralba.

Area Euro
I paesi semi-periferici sono i più deboli e i governi degli stati europei non riescono a trovare il consenso necessario per attuare le riforme che possono rilanciare l’economia del continente. In questo contesto è difficile per l’Ue riuscire ad essere competitiva rispetto agli Stati Uniti o ai mercati emergenti.

La situazione, tuttavia, sembra sul punto di ribaltarsi come è stato ben evidenziato dai dati sulla produzione industriale di ottobre che, comunque, hanno fornito un quadro ancora non definito per l’economia europea. In Germania la produzione è scesa dell’1,2% rispetto al mese precedente, ancora zavorrata dal volatile comparto dei beni capitali (-3%) che aveva già influito negativamente sul dato di settembre. Negativo anche il settore delle costruzioni. Ottobre è stato un mese negativo anche per gli ordini all’industria tedesca (-2,2%).

Dati positivi invece in Italia, dove la produzione industriale è aumentata di mezzo punto percentuale, secondo mese consecutivo in positivo nonostante il segno meno di elettricità e gas dovuto al clima mite. Hanno contribuito con il segno più soprattutto il settore alimentare, chimico e di apparecchiature elettriche. Ancora in calo invece la produzione industriale francese (-0,3%), con l’economia transalpina che continua a stentare.

La Commissione europea, intanto, ha confermato l’andamento negativo del Pil per quest’anno nell’Eurozona a quota -0,4% (come in primavera), che diventerà una “ripresa graduale” nel 2014 (+1,1% a fronte di una stima precedente di +1,2%), +1,7% nel 2015. Nel 2013 il rapporto fra deficit e Pil nell’Eurozona calerà al 3,1% da 3,7% nel 2012. Nel 2014 sarà al 2,5% e nel 2015 arriverà al 2,4%. “Le azioni europee sono ancora al di sotto dei livelli pre-crisi e l’Europa, nel complesso, è meno cara rispetto al passato e agli Usa”, spiega Torralba.

Emergenti
I dati macro di molte economie emergenti hanno mostrato una ripresa negli ultimi mesi. A condizionare il comportamento di questa asset di investimento è stata soprattutto la possibilità di una riduzione delle iniezioni di liquidità da parte della Federal Reserve. Quando avverrà, dicono gli operatori, significherà che l’economia Usa sarà tornata in forma per cui converrà spostare asset sui mercati sviluppati. Per questo gli investitori interessati agli emerging market guardano con maggiore attenzione ai dati domestici. La produzione manifatturiera ha avuto un rimbalzo in molte aree (ad eccezione di India e Cina dove comunque l’attività si è stabilizzata). I flussi di nuovi ordini e di domanda dall’estero continuano a essere positivi, suggerendo un miglioramento generale della richiesta globale. Le previsioni per alcuni paesi emergenti che, soprattutto in estate, sembravano incontrare grandi difficoltà paiono in via di miglioramento. I passi effettuati dalle Banche centrali di paesi come l’India e l’Indonesia hanno contribuito a evitare peggioramenti delle bilance commerciali con l’estero. Le valute si sono stabilizzate dopo il forte calo registrato nel terzo trimestre, anche se restano deboli nei confronti del dollaro Usa e altre monete maggiori, soprattutto in confronto alla situazione della prima parte dell’anno. La debolezza delle divise ha contribuito a far aumentare le esportazioni, anche se ha reso più complicato l’import.

Lo scenario politico di stati come la Turchia e il Brasile sembra essere diventato meno problematico, anche se non mancano le proteste. La crescita della domanda domestica dovrebbe continuare a essere poco tonica in molte economie emergenti a causa degli alti tassi di interesse e delle misure restrittive da parte degli istituti centrali. In una situazione del genere le esportazioni possono diventare il driver della crescita. L’America latina, di solito associata alle vendite di materie prime, sta guadagnano posizioni anche sul fronte dei beni manifatturieri (specialmente auto). Le previsioni, tuttavia, sono condizionate ai tempi e ai modi con cui la Federal Reserve porterà avanti il tapering. “In una situazione del genere è lecito attendersi una situazione di volatilità dell’azionario emerging. Almeno nel breve periodo”, spiega Torralba.

 

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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