Il Giappone lotta su due fronti

Il Sol levante soffre per la crisi dell'Europa che fa calare le esportazioni, ma ha anche problemi domestici. Il mercato spera ancora nella BoJ.

Marco Caprotti 30/07/2012 | 15:04
Facebook Twitter LinkedIn

Il Giappone si preoccupa sia per quello che succede in Europa, sia per quello che accade in casa. Il risultato è che l’indice Msci del Sol levante (che pure da inizio anno ha portato a casa, in euro, un +3,5%) nell’ultimo mese (fino al 27 luglio) ha perso lo 0,4%.

La situazione di crisi e recessione del Vecchio continente rischia di avere effetti pesanti su un paese che vive principalmente di esportazioni. A maggio il current account (sostanzialmente la differenza fra importazioni ed esportazioni) è stato di 2,7 miliardi di dollari (il livello minimo dal 1985) ma ha mostrato segni di debolezza nel corso dell’intero secondo trimestre. Il calo di richieste è stato particolarmente marcato nel settore della chimica e in quella aerospaziale. A questo va aggiunto l’aumento delle importazioni di materiale energetico per far fronte alla chiusura degli impianti nucleari seguita al terremoto dell’11 marzo 2011.

I problemi in casa
Il fronte interno non è meno complesso. Il governo nipponico, guidato dal premier Yoshihico Noda sta facendo pressione sul Parlamento affinché venga alzata la tassa sui consumi portandola dall’attuale 5% all’8%. Si tratta dell’ennesimo tentativo per cercare di dare ossigeno alle casse di un paese che ha un debito pubblico pari al 223% del Pil. Tuttavia, potrebbe non essere ricetta giusta. Secondo i calcoli del Japanese Cabinet Office’s Economic and Social Research Institute, infatti, la crescita del balzello contribuirebbe a rimpinguare l’erario ma, ogni punto percentuale di aumento, si mangerebbe lo 0,32% del Pil.

La Bank of Japan, intanto, ha previsto che l’economia nazionale nell’anno fiscale 2012 registrerà una crescita del 2,3% mentre l’inflazione (esclusi i generi alimentari) aumenterà dello 0,3% per poi passare allo 0,7% nel 2014. L’istituto centrale, dicono però gli economisti, potrebbe intervenire per dare una scossa all’economia. Così come ha fatto nel primo trimestre, indebolendo lo yen e favorendo in questo modo le esportazioni. Una scelta che ha permesso al Pil nazionale di crescere, nel periodo gennaio-marzo, del 4,1%. Un andamento che ha colto di sorpresa gli operatori.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures