L'Italia non scansa la recessione

Nel terzo trimestre il Pil è calato. Secondo tutti gli osservatori ci saranno altre frenate.

Marco Caprotti 02/01/2012 | 11:02
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L’Italia arranca, sia in Borsa che sotto il profilo congiunturale. L’indice Msci del Belpaese nell’ultimo mese (fino al 30 dicembre e calcolato in euro), ha perso poco più dell’1% mentre nell’intero 2011 la performance è stata negativa per il 23,3%.

Performance poco sorprendenti, visto che la Penisola, a causa delle sua situazione debitoria, viene percepita come elemento di rischio per la stabilità di Eurolandia. Il debito pubblico italiano, secondo le ultime rilevazioni della Banca d’Italia, è salito in ottobre a 1.909 miliardi di euro dai 1.884 miliardi di settembre e 1.866 di un anno prima. La situazione macro, intanto continua a deteriorarsi.

Recessione più vicina
Secondo l’Istat, nel terzo trimestre 2011 il Prodotto interno lordo è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Non accadeva dalla fine del 2009. Se non è recessione in senso tecnico, perché in questo caso il rosso deve essere certificato per due trimestri consecutivi, la situazione che si apre è comunque negativa. L’istituto di statistica ha infatti visto al ribasso la crescita tendenziale anche dei primi due trimestri e diversi centri studi prevedono un periodo ancora più difficile, sia nel quarto trimestre 2011 che nel primo del 2012, nei quali il Pil è visto ancora in negativo. L’Abi ha previsto per il 2012 un “quadro recessivo” e una situazione di sostanziale stagnazione per il 2013.

La crescita del Pil italiano per l’associazione bancaria non supererà lo 0,6% nel 2011, perderà lo 0,7% nel 2012 e recupererà allo 0,2% solo nel 2013. La fase uno del progetto Salva-Italia (preparato dal governo Monti e che prevede aumenti alle tasse e nuovi requisiti per le pensioni), per l’Abi, influirà con una riduzione della crescita di quattro decimi tra 2012 e 2013. Per il 2011 l’Istat certifica una crescita acquisita di mezzo punto percentuale. Ma il dato potrà essere centrato solo nell’ultima parte dell’anno, altrimenti la crescita sarà addirittura inferiore. Il confronto con gli altri principali Paesi fornisce una fotografia sconfortante. Tutti, a differenza del nostro Paese, crescono su base congiunturale, mentre a livello tendenziale ad arretrare è il Giappone. Ma a marzo il Paese nipponico ha subito, tra terremoto e tsunami, una catastrofe senza precedenti. Tornando all’Italia, nel terzo trimestre 2011 “tutte le componenti della domanda interna sono risultate in diminuzione”, riferisce l'istituto di statistica.

Meno spese per tutti
Variazioni negative dunque per la spesa delle famiglie (-0,2%), delle pubbliche amministrazioni (-0,6%) e degli investimenti (-0,8%). Per quanto riguarda invece i diversi settori, nel terzo trimestre si rilevano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto dell'agricoltura (-0,9%), dell’industria (-0,1%) e delle altre attività dei servizi (-0,3%). Segno più solo per credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali. In termini tendenziali, il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è cresciuto dell’1,3%, quello dei servizi dello 0,2%. Quelli dell’agricoltura e delle costruzioni sono diminuiti, rispettivamente, dello 0,1% e dell’1,7%. La Confcommercio ritiene “indispensabile un sostegno alla crescita” mentre per la Confesercenti, “occorre ristabilire un clima di fiducia nella crescita e rianimare i consumi troppo penalizzati dalle scelte dell’ultimo periodo”.

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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