All'Italia non riesce l'allungo

Il mercato tricolore non convince ancora gli investitori. Altri Paesi crescono di più. E hanno meno problemi.

Marco Caprotti 04/01/2011 | 15:22
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Comunque la si guardi e nonostante un colpo di coda nel finale, la piazza finanziaria italiana esce ammaccata dal confronto con le concorrenti europee. I numeri, come sempre, sono impietosi. L’indice Msci Italy nell’ultimo mese (e calcolato in euro) ha guadagnato quasi l’1,9%. Nel 2010, tuttavia, ha perso circa il 12%. La Germania, invece, che in 30 giorni ha segnato +0,91% può vantarsi del +13,4% registrato l’anno scorso. Anche la Francia, che pure non ha brillato, può fregarsi le mani, in quattro settimane ha guadagnato il 4%, mentre l’anno scorso è rimasta aggrappata a un -0,26%. Più in generale, l’indice Msci Europa in un mese è salito del 2,45%; l’anno scorso è cresciuto di oltre il 4%.

Gli altri sorpassano
L’Italia, insomma, per tutta una serie di fattori strutturali e congiunturali sembra fare fatica nel suo tentativo di recuperare posizioni, dopo l’ondata di sfiducia degli operatori seguita alla crisi del debito sovrano di alcuni Paesi Ue e che, secondo molti operatori, aveva fatto entrare la penisola nel gruppo dei Pigs (l’acronimo con cui sono indicati Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, considerati gli stati più traballanti).

Il primo problema è la crescita. Le previsioni del Fondo monetario internazionale parlano di un Pil in rialzo dell’1% sia nel 2010 che nel 2011. Secondo gli analisti, infatti, la crescita italiana sarà “più lenta” di quella di Francia (stimata all’1,6%) e Germania (che quest’anno si attesterà sul 3,3% e l’anno prossimo sul 2%) “perché un persistente problema di competitività limita lo spazio per l’incremento dell’export e il programmato consolidamento fiscale indebolisce la domanda privata”.

Intendiamoci, l’Italia non è la nazione messa peggio. “Le proiezioni sulla crescita di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna sono molto più basse”, precisa l’Fmi. “Grecia, Spagna e Irlanda vedranno una contrazione dell'economia nel 2010”. Ma di certo non si può dire che il Belpaese brilli. In generale in Eurolandia è previsto un aumento complessivo del Pil pari all’1,7% nel 2010 e dell’1,5% nel 2011. Per il Paesi europei avanzati la crescita sarà dell’1,7% e dell’1,6%, mentre per quelli emergenti la crescita sarà entrambi gli anni del 3,7%. Il Pil mondiale invece si attesterà al 4,8% quest’anno, rallentando al 4,2% nel 2011.

Disoccupazione e instabilità
Per quanto riguarda invece la disoccupazione, le economie avanzate registreranno un 8,3% nel 2010 e un 8,2% quest’anno. L’Italia, con un 8,7% nel 2010 e un 8,6% nel 2011, è appena sopra la media. Migliora, intanto, la situazione sul fronte del deficit pubblico italiano che dovrebbe risultare pari al 5,1% alla fine di quest’anno e poi scendere gradualmente al 4,3% nel 2011 per arrivare al 3% entro il 2015.

Lo scenario politico non aiuta. Secondo l’ultimo studio sul Paese prodotto dall’agenzia di rating S&P, il giudizio sul Paese “potrebbe essere rivisto al ribasso se l’instabilità politica dovesse impedire lo sviluppo del piano di ristrutturazione dei conti”. Il riferimento è al piano da 25 miliardi approvato a luglio per riportare il deficit al di sotto del tetto del 3% del Pil previsto dall’Unione rispetto al 5,3% segnato l’anno scorso. Sul debito tricolore l’agenzia ha un giudizio di A+ per quanto riguarda le obbligazioni a lungo termine e di A-1+ per quanto riguarda quelle a breve.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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