L'Europa si difende dall'Irlanda

Nel Vecchio continente restano i timori legati al debito di alcuni stati. La moneta unica si indebolisce e le esportazioni trovano la spinta.

Marco Caprotti 27/12/2010 | 15:34
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Non è stato facile per l’Europa trovare la strada del rialzo nelle ultime settimane. L’indice Msci della regione in un mese (fino al 23 dicembre e calcolato in euro) ha guadagnato il 5,5%, portando a +10,3% la performance da inizio anno.

La paura arriva dall’Irlanda
Gli investitori, tuttavia, hanno dovuto fare i conti ancora una volta con le preoccupazioni legate al debito di alcuni Paesi dell’Unione. Gli ultimi sudori freddi li ha fatti patire l’Irlanda. L’isola, che negli ultimi anni era diventata il polo finanziario europeo grazie a una normativa fiscale particolarmente favorevole alle banche, ha difficoltà a ricapitalizzare i suoi istituti finanziari e deve fare i conti con una voragine nei suoi conti pubblici.

Preoccupati dalla situazione, i leader dei diversi Paesi dell’Unione hanno faticato non poco per convincere Dublino ad accettare un pacchetto di aiuti simile a quello che, a maggio, era stato distribuito alla Grecia. “Nonostante l’aiuto ricevuto i mercati sono scettici sulla tenuta dell’Irlanda”, spiega uno studio di Morningstar. “Il fatto, poi, che il Paese sia piccolo e rappresenti solo una frazione dell’economia del Vecchio continente, non è bastato a far passare la paura. Anzi, gli investitori hanno iniziato a guardare in maniera ancora più critica alla situazione di Portogallo e Spagna”. Il primo, nonostante un aumento delle entrate fiscali, ha registrato una crescita vicina al 3% delle spese statali. “La situazione lusitana, al momento, è quella che preoccupa di più”, continua lo studio. “All’inizio dell’anno prossimo arriveranno a scadenza obbligazioni statali per miliardi di euro”.

Gli alti e bassi dell’euro
Nonostante queste paure, la zona di Eurolandia, a partire da novembre, ha potuto fare affidamento su un progressivo indebolimento della valuta unica (soprattutto contro il dollaro) dopo i continui rialzi dei mesi precedenti. Questo a permesso alle esportazioni di riprendere e di far risalire la fiducia delle imprese tedesche (che danno il tono a quelle del resto dell’area). Anche i consumatori in Francia (l’altra grande economia della regione), si sentono più sicuri, nonostante la battaglia politica sulla riforma delle pensioni.

Segnali dall’inflazione
Nel frattempo torna a fare capolino l’inflazione, a causa soprattutto dell’aumento dei prezzi delle materie prime (petrolio soprattutto). “Il segnale di un incremento dei prezzi al consumo, a suo modo è positivo”, spiega lo studio. “Significa che l’economia globale sta trovando il ritmo di marcia e si sta facendo tornare l’appetito per le commodity”. Resta il problema della disoccupazione, ai massimi dell’ultimo decennio. “Le vendite all’interno dell’area Euro sono stagnanti e le imprese hanno paura che la moneta unica possa apprezzarsi di colpo facendo lo sgambetto alle esportazioni”, dice il report di Morningstar. “In questa situazione le aziende non riescono a trovare il coraggio per tornare ad assumere”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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