L'Europa dell'est fa una pausa

Le incertezze nel Vecchio continente e in Usa costringono gli investitori a cercare asset più tranquilli. Per gli economisti la crescita continuerà.

Marco Caprotti 24/11/2010 | 14:18
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Le condizioni incerte in cui versa Eurolandia costringono chi investe nella zona est del Vecchio continente a prendersi una pausa. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 22 novembre e calcolato in euro) ha guadagnato lo 0,61%, portando a +11% la performance da inizio anno. La strategia, insomma, è sempre la stessa: durante la tempesta (in questo causata dai debiti di alcuni membri della Ue) gli operatori scappano dalle aree considerate più a rischio per rifugiarsi in asset più sicuri. Eppure, sottolineano gli economisti, le prospettive dell’Europa dell’est restano intatte, nonostante la debolezza dei più maturi vicini di cui, fino alla crisi scatenata dai subprime, hanno sfruttato gli investimenti.

Le prospettive per le principali economie dell'Europa dell’est restano piuttosto buone. Secondo uno studio del Fondo monetario internazionale “la crescita nelle economie che hanno subito contrazioni più lievi (come la Polonia) e in altre economie che hanno affrontato la crisi con bilanci bancari e delle famiglie relativamente solidi (come la Turchia) dovrebbe registrare un’accelerazione, grazie anche alla normalizzazione dei flussi commerciali e finanziari globali”. Gli occhi degli investitori, in ogni caso, continuano a restare puntati sulla Russia e sulla Turchia.

Russia debole ma più stabile
L’economia russa si va ulteriormente stabilizzando. La disoccupazione è notevolmente calata dall’inizio dell’anno: le vendite al dettaglio come pure il reddito disponibile presentano incrementi marcati rispetto all'anno scorso. Nel secondo trimestre del 2010 l’economia è cresciuta del 5,2% rispetto all’anno precedente, dopo il 3,1% registrato nel primo trimestre. L’ondata di caldo eccezionale che in estate ha causato vasti incendi boschivi ha distrutto in gran parte il raccolto di quest’anno. Il conseguente aumento dei prezzi dei generi alimentari ha fatto salire il tasso d'inflazione. È improbabile che la banca centrale voglia contrastare questo incremento innalzando i tassi d'interesse. Primo perché il fattore scatenante dell’aumento dei prezzi esula completamente dalla sfera d'influenza della Banca centrale, in secondo luogo il quadro congiunturale generale in Russia è ancora troppo debole. L’Fmi, ad esempio, ha tagliato leggermente al ribasso le stime di crescita per la Russia per il 2010, portandole al 4%, anche se ha corretto al rialzo la previsione per il 2011 al 4,3%.

La Turchia è robusta
Il referendum sulla Costituzione, che si è svolto a settembre, ha ulteriormente rafforzato la posizione dell’AKP dando un chiaro consenso ai piani di governo. Il Paese ha affrontato bene la crisi grazie al rapido adeguamento del mercato del lavoro. Nel secondo trimestre del 2010 è stata registrata una crescita economica reale del 10,3% (su base annua), sostenuta da una robusta domanda interna. La produzione industriale si mostra ancora forte; l’utilizzo della capacità produttiva ha raggiunto quasi il livello precedente alla crisi. Invece il tasso di disoccupazione, sebbene in regresso, è ancora alto. In ogni caso, le previsioni sulla Turchia per il 2010 sono state riviste al rialzo dal Fondo monetario internazionale che le ha portate dal 6,1% al 7,8%.

“I mercati azionari dell’Europa dell’est sono trainati, in larga misura, dallo sviluppo globale ma è difficile individuare un trend chiaro dell’economia mondiale, cosa che provoca molte incertezze sui mercati finanziari”, spiega uno studio di Marcus Svedberg, capo economista di East Capital. “Gli elementi positivi di queste economie sono rappresentati dal fatto che la crescita è trainata, in misura sempre maggiore, dalla domanda domestica e i tassi di cambio sono sempre più flessibili. Esattamente ciò che il resto del mondo si aspetta dai mercati emergenti”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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