Latam, la crisi un po' si sente

Ma la regione sta reagendo meglio rispetto alle altre recessioni grazie ai governi.

Marco Caprotti 04/01/2010 | 11:38
Facebook Twitter LinkedIn
A conti fatti, la crisi dei mercati sembra aver tirato solo un buffetto all’America latina. E il mercato continua a premiarla. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 4 gennaio e calcolato in euro) ha guadagnato il 3,7%. Anche in questo caso, spiegano gli operatori, il merito va alla tenuta dimostrata nel corso del 2009 e alle buone prospettive per l’anno appena iniziato.

Nel suo ultimo rapporto la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’America latina (ECLA) ha scritto che il Pil dell’area, dopo sei anni di crescita continua, nel 2009 ha subito una contrazione dell’1,8%. “Il dato è sicuramente peggiore del -0,8% registrato durante l’ultima recessione della regione nel 2002”, spiega uno studio firmato dalla società di consulenza Oxford Analytica (OA). “Tutta

via da allora le cose sono molto cambiate. La disoccupazione, per esempio, secondo l’ECLA nel 2009 dovrebbe aver raggiunto un tasso dell’8,9%. Tuttavia, il dato è migliore del 2006 e di quelli segnati nel 2002 e nel 2003”.

Buone notizie anche per quanto riguarda il tasso di povertà che, sempre secondo la Commissione dell’Onu, dovrebbe aver toccato il 34,1%. “Tuttavia lo studio ha anche precisato che si tratta di un buon risultato se confrontato con quelli delle crisi precedenti che hanno attraversato la regione”, continuano da OA. A questo va aggiunto che il recupero nella seconda metà dell’anno è stato più veloce rispetto alle attese.

Per il 2010, invece, l’ECLA si aspetta una crescita del Pil regionale superiore al 4%. “L’aria di ottimismo è percepibile anche per quanto riguarda gli individui”, spiega ancora lo studio di OA. “Nonostante la crisi, la percentuale di coloro che pensano che le cose stiano migliorando è arrivata al 36%. Nel 2008, nel pieno della tempesta mondiale, erano il 33%”.

Il nodo da risolvere per continuare a crescere, spiegano comunque gli analisti, è quello della disoccupazione. “Al suo andamento è legata la dinamica della domanda interna che sta diventando sempre più importante per la regione”, dice lo studio di OA. Le previsioni delle Nazioni Unite, in questo senso, sono preoccupanti. Le stime, infatti, parlano di un tasso di senza lavoro dell’8% secco nel 2010.

“A differenza delle crisi precedenti, tuttavia, la ragione è da ricercarsi nella minore richiesta di prodotti locali (principalmente commodity) che dovrebbe arrivare dal resto del mondo”, continuano da OA. “Questo avrà effetto sulle imprese del Sudamerica e, di conseguenza, sul loro livello di occupazione”. L’uscita da questo tunnel, tuttavia, è in vista. “I governi locali della regione negli ultimi due anni hanno dimostrato di saper mettere in campo le strategie giuste per affrontare la crisi mondiale, soprattutto con piani di stimolo economico e sgravi fiscali”, conclude lo studio di OA.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Facebook Twitter LinkedIn

Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures