Il Giappone sta scivolando in recessione

Gli ultimi dati macroeconomici indicano che il Paese sta frenando. E gli effetti si fanno sentire nei portafogli.

Marco Caprotti 02/10/2008 | 10:55
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Il Giappone sta per entrare in recessione. L’allarme è scattato dopo la pubblicazione dell’ultimo indice Tankan sulla fiducia delle imprese che ha toccato i livelli minimi degli ultimi cinque anni. Come al solito, la notizia negativa è stata anticipata dalla Borsa. Il listino Msci del Sol levante nell’ultimo mese (fino al 2 ottobre e calcolato in euro) ha perso il 5,6% portando a -18,5% la performance da inizio anno.

Ma le pessime notizie non si fermano qui. La produzione industriale ad agosto è calata al passo maggiore degli ultimi cinque anni, la spesa delle famiglie è scesa ai minimi degli ultimi sei mesi, mentre il tasso di disoccupazione è ai massimi dal 2006. Le cose non vanno meglio a livello politico. Il primo ministro Yasuo Fukuda ha rassegnato le dimissioni e ha lascia

to la poltrona a Taro Aso. È il secondo premier che si dimette nel giro di un anno. Le azioni del Sol levante, intanto, negli ultimi tre e cinque anni hanno reso, mediamente e rispettivamente, lo 0,6% e l’8%. Nello stesso periodo i fondi raccolti nella categoria Morningstar Asia ex Japan, a livello mondiale, hanno registrato una crescita del 20% e del 21%. Per amor di precisione va anche detto che negli ultimi tre mesi i portafogli specializzati sull’Asia che contengono titoli giapponesi hanno contenuto le perdite rispetto a quelli che non li hanno.

“Anche se guardiamo indietro di un decennio, le performance del Giappone sono le peggiori rispetto ad ogni mercato straniero, compreso quello americano”, spiega una nota di Arijit Dutta, analista di Morningstar. “Le azioni soffrono a causa del rallentamento economico e delle mancate riforme di corporate governance aziendale”. Nonostante questo il Giappone resta la seconda economia mondiale dietro agli Stati Uniti e conta alcune delle aziende più grandi a livello globale. Società come Toyota, Canon e Sony sono i nomi più famosi di un gruppo di società che competono e hanno importanti legami con i Paesi in via di sviluppo dell’Asia.

“Insomma, non stiamo dicendo che gli investitori devono ignorare il Giappone”, continua l’analista. “Tuttavia dobbiamo sottolineare che i fondi di investimento specializzati sul Paese forse non sono il mezzo migliore per avere una esposizione su quell’area. La natura imprevedibile del mercato nipponico rende difficile il lavoro degli investitori che vanno a caccia di asset del Sol levante. A livello mondiale, la maggior parte dei portafogli gestiti attivamente, per esempio, non ha dato i risultati sperati”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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