Conti deposito molto pubblicizzati, ma sono la scelta migliore?

Costantino Forgione (consulente finanziario) passa in rassegna tutte le opzioni a disposizione per investire la propria liquidità ed evitare che l’inflazione eroda ogni giorno di più il denaro lasciato a “dormire” sul conto corrente.

Valerio Baselli 16/11/2023 | 09:02
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Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Il boom inflazionistico e la risalita dei tassi d’interesse hanno riportato al centro la questione relativa alla gestione della liquidità. Oggi ne parliamo più approfonditamente con Costantino Forgione, consulente finanziario indipendente da oltre 30 anni, conosciuto anche per i suoi contributi al blog Econopoly del Sole 24 Ore, nonché autore del libro Investire senza trappole.

Dott. Forgione, innanzitutto, perché oggi più che mai è fondamentale occuparsi della propria liquidità, soprattutto se si ha la fortuna di avere uno stock di cash importante? E quali sono le conseguenze dei cosiddetti “risparmi dormienti”?

Costantino Forgione: Buongiorno dott. Baselli, adesso è diventato veramente importante perché dopo dieci anni in cui l'inflazione è stata sostanzialmente inesistente, ora, purtroppo è diventato un problema di cui non possiamo non occuparci. Soltanto negli ultimi dodici mesi i soldi lasciati su conti correnti a tasso zero hanno perso il 10% del proprio valore e più li lasciamo sul conto, più diventeremo poveri in futuro. Quindi è importante utilizzare bene la liquidità in questo momento.

Baselli: Diamo qualche numero: secondo l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, a maggio di quest’anno la liquidità presente su tutti i conti correnti italiani ammontava a 1.789 miliardi di euro, una cifra molto importante, ma inferiore di 84 miliardi rispetto a un anno prima, segnando così un’inversione di tendenza dopo un decennio in cui invece l’ammontare complessivo del risparmio degli italiani sui conti correnti non faceva che aumentare. Il caro-vita è sicuramente una delle ragioni dietro a questa tendenza, ma al di là di questo, secondo la sua esperienza professionale, c’è oggi una maggiore consapevolezza da parte dei risparmiatori riguardo gli effetti dell’inflazione? E quindi una diversa propensione a investire la propria liquidità?

Forgione: Sì, direi senz'altro di sì. Il tema dell'inflazione è stato dibattuto tantissimo nell'ultimo anno, anche sui giornali e sui notiziari. Quindi c'è una maggior consapevolezza del problema inflazionistico. Direi che c'è anche una maggior consapevolezza del fatto che finalmente, dopo dieci anni a tasso zero, è finalmente possibile investire la propria liquidità in strumenti a bassissimo rischio che rendono il 4% circa per cui gli italiani giustamente ne stanno approfittando e fanno bene.

Baselli: Certo. Quindi, da un lato l’intenzione di riallocare la liquidità è presente, dall’altro le competenze degli italiani su risparmi, investimenti e processi economici rimangono per larga parte molto deboli. Con lei oggi ci piacerebbe commentare le varie opzioni che il mercato mette a disposizione a chi volesse appunto investire la propria liquidità. Quali sono queste opzioni e che caratteristiche hanno?

Forgione: E guardi, lei tocca un tasto dolente, perché è vero, l'educazione finanziaria degli italiani è relativamente bassa rispetto a quella di altri Paesi sviluppati. Questo a volte ci porta a fare delle scelte di investimento non ottimali. Per investire la liquidità, attualmente ci sono fondamentalmente tre strumenti diversi: i conti di deposito che sono noti a tutti, ormai ne esistono di diversi tipi, con varie clausole. Ognuno ha i propri vincoli, i più generosi offrono rendimenti superiori al 5%, però hanno di solito dei vincoli pluriennali, due, tre e addirittura cinque anni, per cui non li definirei proprio uno strumento ideale per la gestione di una liquidità, che di solito deve essere sempre più o meno disponibile a breve.

Gli interessi, inoltre, sono tassati al 26%, per cui un 5% lordo che sembra un gran bel tasso, poi diventa un 3,7% netto che è una bella differenza. Poi ci sono i titoli di Stato a breve termine, i Bot o i Btp emessi da un po’ di tempo che sono prossimi alla scadenza, rendono intorno al 4%, ma sono tassati al 12,5%, per cui il netto diventa un tre e mezzo, quindi non tantissimo meno rispetto ai migliori conti di deposito.

Hanno il vantaggio di essere liquidabili in qualsiasi momento con un click del proprio computer, senza vincoli o penali, e se sono acquistati sotto la pari possono compensare eventuali minusvalenze fiscali che l’investitore avesse nel proprio zainetto fiscale, cosa che altri strumenti non possono fare. In questo caso un 4% lordo diventa un 4% netto, investendo in Btp in scadenza. Infine, ci sono gli ETF o i fondi monetari, che non hanno scadenza e quindi possono essere acquistati e tenuti per un mese, sei mesi, un anno, quanto si vuole. Anche questi sono liquidabili in ogni momento senza nessuna penalità. Alcuni sono tassati al 26%, altri sono passati al 12,5%, per cui bisogna sapere bene quale scegliere.

Baselli: Personalmente, ho notato la grande quantità di pubblicità relativa ai conti deposito. Ormai ce ne sono alcuni che offrono oltre il 5% annuo lordo, a fronte di alcune condizioni. E vedo anche diversi conoscenti che non lavorano nell’ambito finanziario molto interessati a questi strumenti. Cosa ne pensa di questa tendenza, molto italiana? E più in generale, se oggi un suo cliente le chiedesse come investire della liquidità ferma sul conto corrente, quale sarebbe il suo suggerimento, e perché?

Forgione: Sì, dunque i conti di deposito sono molto pubblicizzati, per cui è facile vederli sui giornali, alla televisione, su internet e credo che molte persone li stiamo considerando un po’ per la pubblicità, ma anche perché non conoscono alternative potenzialmente migliori.

Le persone che in Italia hanno delle competenze finanziarie basse considerano un conto di deposito un prodotto semplice, facilmente comprensibile, considerato sicuro. Però poi bisogna stare attenti alle clausole, alle condizioni, ai vincoli, bisogna comunque aprire un nuovo rapporto di conto corrente, ci sono alcune incombenze burocratiche comunque da soddisfare. Un titolo di Stato a breve scadenza, sostanzialmente agli stessi rendimenti, non chiede aperture di nuovi conti, si acquista con un click dall'home banking e lo si rivende con un altro click. È sempre liquidabile, può compensare la fiscalità, quindi, a parità di rendimenti netti, sostanzialmente mi sembra preferibile.

Gli ETF monetari con sottostante titoli di Stato, qui bisogna stare attenti, appunto, alla differenza di cui dicevo prima - cioè la tassazione al 26% o al 12,5% - offrono rendimenti analoghi intorno al 3,5% netto, non hanno nessun rischio di prezzo e non hanno nessun rischio di credito, cosa che invece il Btp, seppure in minima parte, potrebbe avere, hanno liquidità giornaliera, possono essere detenuti per tutto il tempo che si vuole perché non hanno scadenza. Quindi un mese, tre mesi, un anno 2 anni ecc.

Quindi per rispondere alla sua domanda se un mio cliente mi chiedesse un consiglio, io gli direi di utilizzare un ETF monetario con tassazione agevolata al 12,5%. Ormai sulla Borsa di Milano ce ne sono diversi, quindi è facile investirci.

Baselli: Grazie ancora a Costantino Forgione. Per Morningstar, Valerio Baselli, alla prossima.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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