UBS-Credit Suisse: per Morningstar sarà un matrimonio felice, a certe condizioni

Gli analisti ritengono che l’acquisizione da parte di UBS possa creare valore e riavviano la copertura della banca svizzera stimando un fair value del 22% più alto rispetto alla valutazione precedente. La grande sfida per il gruppo finanziario, aggiungono, sarà quella di tagliare i costi.

Robert van den Oever 14/06/2023 | 09:45
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UBS

L'integrazione di Credit Suisse nel gruppo UBS provocherà forti distorsioni sugli utili di quest’ultimo per i prossimi tre o quattro anni. Ma nel lungo periodo l'acquisizione è destinata a creare delle opportunità. UBS ha infatti ottenuto asset preziosi a un prezzo conveniente, il che crea le condizioni per accrescere il suo valore, a patto che effettui correttamente il risanamento dell’azienda incorporata.

Ora che il mercato ha pienamente metabolizzato l’operazione, Morningstar ha aggiornato la sua opinione su UBS alzando il fair value del titolo a 27,50 franchi svizzeri, in aumento del 22% rispetto alla stima precedente e pre-acquisizione di Credit Suisse.

La nuova valutazione dell’azienda implica un valore di circa 19 miliardi di franchi svizzeri per le operazioni acquisite da Credit Suisse. Per fornire ai lettori un metro di giudizio, nel marzo 2021 Credit Suisse valeva sul mercato 32 miliardi di franchi e a febbraio 2023, poco prima del crollo, era ancora valutata 13 miliardi di franchi.

Lavoro duro in vista
Il compito principale di UBS non sarà quello di aumentare le entrate, bensì di risparmiare sui costi. Ora deve ridurre drasticamente le operazioni di investment banking, in perdita, volatili e che bruciano ingenti capitali, e ripristinare la redditività del business del wealth management. La cosa positiva è che ora UBS è nella posizione migliore per farlo, più di quanto non lo sia mai stata Credit Suisse.

“Ci aspettiamo che UBS riduca in modo aggressivo le operazioni di investment banking di Credit Suisse, mentre il segmento di wealth management promette di contribuire per il 16% alle entrate del gruppo nel 2023”, dice Johann Scholtz, analista azionario di Morningstar. “Questo segmento dovrebbe crescere a un ritmo del 4% nei prossimi 5 anni, aggiungendosi alla gestione patrimoniale di UBS che ha continui afflussi di clienti e attività. Guardando al futuro, prevediamo cinque anni di crescita media dei ricavi all’1% e spese operative in calo del 2% su base annua in seguito alla razionalizzazione dei costi di Credit Suisse. Tutto questo dovrebbe tradursi in un utile per azione di 3,92 dollari entro il 2027”. 

L’operazione ha del potenziale
Quando l'integrazione sarà completata, entro il 2027, l'attività consolidata di wealth management e quella di asset management saranno ancora più dominanti di quanto non lo fossero prima dell’acquisizione, dicono gli analisti. Vanno poi considerati, aggiungono, altri motivi che fanno pensare che l’operazione sarà altamente accrescitiva del valore del gruppo.  

Per prima cosa, infatti, UBS ha acquisito dipendenti di talento, buone relazioni con i clienti e una base di asset importante a un prezzo stracciato. Inoltre, i business di wealth management e asset management di Credit Suisse sono stati in passato molto redditizi e di alta qualità e in seguito alla conclusione dell’acquisizione da parte di UBS potranno beneficiare di costi di finanziamento più bassi che aiuteranno la profittabilità di questi due segmenti.

C’è poi un’altra buona notizia per gli investitori: se l'integrazione si realizzerà con successo, UBS sarà pronta ad aumentare il dividendo. Gli analisti stimano che il gruppo svizzero pagherà una cedola di 0,61 dollari per azione per il 2023 e che entro il 2027 possa riprendere il suo programma di riacquisto di azioni proprie per un valore di 15 miliardi di dollari, pari al 20% del suo attuale valore di mercato.

Esiste però un problema di concentrazione del settore bancario in Svizzera. Di fatto UBS ha una posizione dominante nel comparto e potrebbe essere costretta a scorporare i suoi asset bancari nel mercato domestico in una società separata. 

Economic moat nella misura di Medio
Gli analisti di Morningstar assegnano a UBS un Economic moat nella misura di Medio per effetto degli elevati costi di “switch”, ovvero quelli sostenuti dal cliente per passare a un diverso fornitore di servizi. “Nel settore bancario e nella gestione patrimoniale, questi costi sono rappresentati dalla preziosa relazione del cliente con un consulente storico che sa tutto di sé. Tale relazione si costruisce nel corso degli anni e spesso anche delle generazioni. Negli anni precedenti, sia UBS che Credit Suisse hanno orientato sempre di più i loro portafogli aziendali verso i cosiddetti clienti ultra-high-net-worth (super benestanti), che possono richiedere molte attenzioni, ma anche portare grandi patrimoni e lealtà ai consulenti se la banca fa bene il suo lavoro e i rendimenti sono buoni. Queste relazioni danno i loro risultati, come dimostra il fatto che l'attività di gestione patrimoniale di Credit Suisse ha continuato a mostrare afflussi di capitale anche quando le preoccupazioni hanno iniziato a crescere”, conclude Scholtz.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Robert van den Oever  è Research Editor di Morningstar in Amsterdam

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