DBRS Morningstar promuove le banche italiane

Gli analisti dell’agenzia di rating esprimono un giudizio positivo sui conti pubblicati nei primi nove mesi del 2022, ma, a differenza dei manager di alcuni istituti di credito, restano prudenti sulla possibilità che questi risultati possano essere replicati anche nei mesi a venire.    

Francesco Lavecchia 22/11/2022 | 12:06
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Le banche italiane sorridono dopo le ultime trimestrali. I conti riportati da Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BPER e Banca Monte Paschi Siena hanno soddisfatto gli analisti di DBRS Morningstar non solo sotto il profilo della crescita degli utili, ma anche relativamente alla redditività e alla solidità patrimoniale.

Il mercato ha reagito bene a questi risultati e, fatta eccezione per il titolo Banca Monte Paschi Siena, che ha subito un tonfo in Borsa in seguito alla comunicazione della chiusura dell’operazione di aumento di capitale per 2,5 miliardi di euro, le azioni degli altri istituti di credito hanno realizzato nell’ultimo mese guadagni compresi tra gli 8 punti percentuali di BPER e i quasi 20 di Intesa Sanpaolo.

Figura 1

 

Uno sguardo sull’andamento degli utili
Aggregando i numeri dei cinque istituti di credito, gli analisti hanno rilevato una crescita del 2% dell’utile netto nel terzo trimestre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Tale risultato salirebbe addirittura al 16% se non si prendessero in considerazione alcuni oneri o perdite straordinarie come quelle legate alle attività in Russia e Ucraina o l’avviamento negativo messo in bilancio da BPER per l’acquisizione di Banca Carige.

Se si guardano i primi nove mesi dell’esercizio, il miglioramento degli utili a livello aggregato è ancora più alto (+5,5%) per effetto dei maggiori ricavi e della minore incidenza dei costi operativi e degli accantonamenti per perdite sui crediti.

Nonostante la forte crescita dell’inflazione, infatti, i costi operativi delle banche italiane prese in esame hanno registrato un calo dell’1,1% nei primi nove mesi dell’anno, rispetto al 2021, per effetto dell’opera di razionalizzazione delle spese portata avanti dal management delle aziende. A dimostrazione di questo, l’utile al netto delle tasse e degli accantonamenti è salito di quasi il 10% nello stesso periodo, mentre il rapporto cost-to-income (costi operativi/margine di interesse) si è abbassato al 57%, dal 59% registrato nei primi nove mesi del 2021.

Sul lato degli accantonamenti, invece, quelli per perdite su crediti sono diminuiti del 5,6% nel terzo trimestre (anno/anno), e del 9,9% rispetto al secondo trimestrale, per effetto dei miglioramenti nel profilo di rischio dei clienti e di un minore onere derivante dagli accantonamenti per le esposizioni dirette a Russia e Ucraina. 

Ricavi su grazie al rialzo dei tassi
Nel terzo trimestre del 2022, i ricavi a livello aggregato sono aumentati del 4,5% su base annua, guidati da un forte rimbalzo del margine d’interesse (MI), ovvero la differenza tra gli interessi attivi, che gli istituti di credito incassano per la concessione di prestiti, mutui o crediti immobiliari, e quelli passivi, tipicamente rappresentati da quelli corrisposti sui depositi dei correntisti. Nel terzo trimestre, infatti, il MI a livello aggregato è salito del 14,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e del 7,3% rispetto ai tre mesi precedenti per effetto della crescita dei volumi dei prestiti concessi e dell’aumento del costo del denaro in seguito all’innalzamento dei tassi da parte della Banca centrale europea.

Il progresso dei ricavi nel terzo trimestre sarebbe stato ancora maggiore se non ci fosse stato il contributo negativo delle commissioni nette, in calo del 3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno a causa della maggior volatilità dei mercati finanziari che ha frenato le attività di trading.

Nonostante i buoni risultati registrati nei primi nove mesi del 2022, le aspettative degli analisti di DBRS Morningstar non sono altrettanto positive per i mesi a venire. Se è vero che i ricavi del settore bancario non hanno ancora beneficiato a pieno dell’aumento dei tassi di interesse, è altrettanto vero che il vantaggio prodotto da un ulteriore possibile aumento del costo del denaro diminuirà progressivamente a causa dell'aumento dei costi di finanziamento da parte delle banche. Tuttavia, aggiungono, alcune banche italiane hanno alzato le loro guidance sulla redditività attesa nei prossimi trimestri.

Il patrimonio delle banche
Il giudizio relativo alla stabilità patrimoniale delle banche italiane prese in considerazione resta buono. Nonostante le metriche sulla qualità degli attivi siano rimaste invariate nel terzo trimestre del 2022, il de-risking operato negli ultimi anni ha prodotto effetti significativi, come dimostra la riduzione del 55% dei crediti deteriorati a livello aggregato per le banche prese in esame, dal 2019 ad oggi, e gli analisti sono fiduciosi che questa tendenza possa mantenersi anche nei prossimi anni, anche se a un ritmo più lento rispetto a quello passato. Relativamente all’esposizione a Russia e Ucraina di Unicredit e Intesa Sanpaolo, gli analisti sono fiduciosi che le due banche saranno in grado di assorbire l’impatto negativo prodotto dalle perdite derivanti da questi asset considerata la ridotta percentuale che essi rappresentano sul totale degli attivi e la solidità dei patrimoni degli istituti di credito.

 

 

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Banca Monte dei Paschi di Siena4,95 EUR-0,74
Banco BPM SpA6,40 EUR-1,05
BPER Banca SpA5,42 EUR-0,40
Intesa Sanpaolo3,70 EUR0,43Rating
UniCredit SpA37,84 EUR-0,16Rating

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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