Midterm, i settori azionari favoriti e non per il post elezioni

Sebbene il voto potrebbe portare a uno stallo legislativo, gli esperti mettono sotto osservazione soprattutto healthcare, energie rinnovabili e infrastrutture. Con un occhio anche al settore difesa e alle big tech.

Fabrizio Guidoni 02/11/2022 | 09:59
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Usa

Il countdown scorre veloce verso l’appuntamento con le elezioni di Midterm negli Stati Uniti, in agenda ufficialmente martedì 8 novembre ma in realtà con la possibilità per gli americani di ricorrere al voto anticipato già in corso in larga parte degli Usa.

E mentre la scadenza si avvicina, analisti e esperti dei mercati finanziari si concentrano sempre di più nel cercare di capire l’esito delle votazioni e, correlato a questo, quali settori a Wall Street e dintorni potranno esserne condizionati. Ma se il primo obiettivo appare sempre meno difficile da raggiungere, con sondaggi e voti anticipati che orientano le previsioni verso una perdita di seggi dei Democratici alla Camera, il secondo appare meno definito.

Le domande degli investitori
Il punto è che molti interrogativi cruciali restano per il momento senza risposta: ci saranno più tagli o più incrementi alle tasse? La spesa statale continuerà ad aumentare? Cosa accadrà ai tassi di interesse? Sono tutte questioni rilevanti che verranno decise questo novembre. Una cosa però sembra certa: sebbene l'esito del voto avrà conseguenze di vasta portata negli Stati Uniti, alcuni settori risultano potenzialmente più sensibili al risultato rispetto ad altri.

Molto, ma non tutto, dipende dal verdetto delle urne
Tra gli altri, anche gli esperti di JP Morgan WM hanno analizzato le conseguenze sulle scelte di politiche economiche e fiscali a seconda del verdetto delle urne. Il caso di situazione di governo diviso, in cui i Repubblicani prendono il controllo della Camera mentre i Democratici mantengono il controllo del Senato, è quello atteso dalla maggior parte degli osservatori. È probabile che questo risultato sia il meno impattante per i mercati, provocando uno stallo sulle attuali posizioni in termini di politiche economiche. Impatto più volatile sulle azioni arriverebbe invece da un esito netto dalle urne, con Repubblicani o Democratici vincitori netti.

Nel caso in cui i Repubblicani prendessero il controllo sia della Camera che del Senato, molti dei punti chiave dell'agenda legislativa democratica probabilmente non sarebbero in grado di superare il Congresso. Ciò significa che gli aumenti delle tasse, la legislazione sulle società tecnologiche, le normative sui combustibili fossili e ulteriori bollette sul clima o sull'ambiente saranno tutte fuori discussione nel prossimo futuro. Di contro, sebbene generalmente considerato l'esito meno probabile di un governo diviso, se i Democratici mantenessero la loro attuale maggioranza al Congresso si potrebbe creare una certa volatilità nei mercati legata all’attesa per tasse potenzialmente più elevate o a un contesto normativo più rigoroso per le imprese.

I settori più esposti alla volatilità
Ma a livello più dettagliato come singoli settori chi è più esposto all’esito del voto? Una risposta prova a fornirla Faizan Farooque della società di ricerca finanziaria indipendente InvestorPlace, una delle più grandi e storiche società di ricerca finanziaria indipendenti d'America, che individua tre settori particolarmente sensibili al risultato della consultazione elettorale: salute (healthcare), energie rinnovabili e infrastrutture. Ecco perché.

L’healthcare è importante per tutti

Le due parti hanno approcci diversi all'assistenza sanitaria. I Repubblicani, ad esempio, hanno recentemente sostenuto la necessità di un minor controllo del governo in questo campo. D'altra parte, i Democratici sono dell’idea che il governo dovrebbe aiutare a fornire servizi sanitari a prezzi accessibili per tutti.

Anche l’energia rinnovabile è uno dei temi più importanti da tenere sotto osservazione post elezioni, questo anche a causa dell'obiettivo del presidente Joe Biden di trasformare gli Stati Uniti in un'economia a energia pulita entro il 2050. I repubblicani, d'altra parte, ritengono che le energie rinnovabili debbano essere sviluppate insieme alle fonti tradizionali, come carbone e gas. Con le parti che presenteranno piani diversi per il futuro, la politica energetica sarà sicuramente un punto di discussione chiave.

Tutti d’accordo ad aumentare la spesa per infrastrutture
Secondo l’esperto di InvestorPlace, anche la spesa per le infrastrutture è una questione critica per gli Stati Uniti. Le esigenze infrastrutturali del Paese sono enormi. E ci si aspetta che crescano con l'invecchiamento della popolazione e il deterioramento delle infrastrutture. Repubblicani e Democratici hanno entrambi proposto piani per aumentare la spesa per le infrastrutture. Tuttavia, vi è una certa discrepanza tra le rispettive proposte. È quindi chiaro che qualunque partito controlli il Congresso avrà un impatto importante sulla quantità di denaro dedicata al miglioramento delle infrastrutture nei prossimi anni. Se i Democratici mantenessero il controllo sia della Camera che del Senato sarebbe possibile aspettarsi di vedere una legislazione più ambiziosa sulla falsariga del piano infrastrutturale da 1.200 miliardi di dollari del presidente Biden l'anno scorso. 

Stallo legislativo non è sinonimo di stallo azionario in Borsa
George Brown, economista di Schroders, concorda che l’esito più probabile è un Congresso diviso, con i Repubblicani che conquistano la Camera dei Rappresentanti mentre al Senato i Democratici conservano il controllo. “Dal punto di vista legislativo, questa situazione è problematica – sottolinea Brown – Una Camera repubblicana bloccherebbe le proposte di legge introdotte dai Democratici”.  Per l’economista lo stallo istituzionale sarebbe comunque di supporto per le azioni, non paventando appunto grandi cambiamenti a livello legislativo per il futuro. Un impatto maggiore sui singoli settori si avrebbe nel caso (meno probabile) di conferma dello status quo favorevole ai Democratici. “I Democratici sarebbero incoraggiati a portare avanti il programma del presidente. L’aumento delle aliquote massime delle imposte sulle società, sul reddito e sui guadagni di capitale sarebbero tutte sul tavolo. Così come l’inasprimento della regolamentazione in settori come quello bancario e sanitario. I settori interessati potrebbero subire una certa pressione iniziale di vendita”.

Il settore difesa resterebbe fuori da eventuali restrizioni di spesa pubblica
Anche Michael Pinkerton, Washington associate analyst di T. Rowe Price, vede nell’eventuale cambio di maggioranza alla Camera verso i Repubblicani una causa di uno stallo del Congresso. “In questo scenario, entrambi i partiti farebbero fatica ad approvare leggi che non rientrino nel normale corso degli affari. Ci aspettiamo anche maggiori restrizioni alla spesa pubblica, con una possibile eccezione per il settore difesa”. Di contro, in uno scenario meno probabile con i Democratici in maggioranza sia alla Camera che al Senato “potremmo assistere a un aumento della spesa per i programmi sociali. Potrebbero essere previsti anche aggiustamenti della politica fiscale. A prescindere dall'esito delle elezioni, gli investitori dovrebbero prestare molta attenzione all'operato delle agenzie federali”.

Maggiore vigilanza su criptovalute e su privacy dei dati
A livello di singoli settori Pinkerton ricorda che dopo le elezioni "per quanto riguarda l'assistenza sanitaria, l'amministrazione potrebbe cercare di ampliarne l'accesso attraverso le borse istituite nell'ambito dell'Affordable Care Act. Ciò potrebbe incrementare la domanda di prodotti e servizi sanitari: alcune società del settore potrebbero trarne vantaggio”. Inoltre, la Securities and Exchange Commission sarà probabilmente attiva nella definizione delle regole: sono in arrivo nuovi requisiti di disclosure relativi al cambiamento climatico e “anche una maggiore vigilanza sulle criptovalute potrebbe essere una priorità”.

E non è tutto. Particolare attenzione andrà rivolta alle big tech. Infatti, la Federal Trade Commission sta lavorando a norme sulla privacy dei dati: “riteniamo che il loro impatto sulle grandi aziende tecnologiche possa essere gestibile. Potremmo assistere a cause antitrust riguardanti alcune attività commerciali delle big tech”.

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Info autore

Fabrizio Guidoni  collabora con Morningstar come data journalist. Ha una lunga esperienza sul mercato azionario italiano e sulla finanza sostenibile.

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