ETF emergenti, la lista è lunga

Le regioni in via di sviluppo stanno rialzando la testa dopo il duro colpo della pandemia e le valutazioni restano estremamente interessanti. Gli investitori italiani possono scegliere tra 62 replicanti azionari e 23 obbligazionari esposti alle regioni emerging (esclusi quelli focalizzati su un unico paese).

Valerio Baselli 19/07/2021 | 09:24
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ETF emergenti

La pandemia è stato un duro colpo per i Paesi emergenti, i quali però stanno rialzando la testa. Su tutti, la Cina. Il primo paese a essere colpito dal Coronavirus è stato anche il più veloce a riprendersi; dopo gli elevati tassi di crescita durante il rilancio, anche quest’anno il balzo del Pil è previsto quasi tre punti percentuali sopra il tasso di crescita globale, secondo le stime della Banca mondiale (8,5% contro 5,6%).

L’altro gigante emergente, l’India, sta invece ancora facendo i conti con una grave ondata di Coronavirus, anche se i contagi stanno diminuendo. “Le mancanze del sistema sanitario si sono ripercosse sui mercati finanziari, anche se in particolare il mercato azionario e la valuta indiani si sono dimostrati sorprendentemente resistenti”, commenta Michael Altintzoglou, gestore del fondo Flossbach von Storch – Global Emerging Markets Equities. “Ci aspettiamo che la crescita economica mostri segni di rallentamento nei prossimi trimestri, il che potrebbe anche determinare un aumento dei casi di default nel sistema bancario. A lungo termine, però, offre ancora un grande potenziale di crescita grazie a una crescita demografica favorevole e ai redditi pro capite ancora bassi rispetto ad altri mercati.”

In generale sono molti i mercati emergenti che stanno ancora facendo i conti con le conseguenze della crisi sanitaria, ma di recente non sono mancati chiari segnali di ripresa. “Con l’avvio delle campagne di vaccinazione e grazie ai pacchetti di aiuti governativi, in un’ottica di medio termine molte nazioni dovrebbero ritrovare la strada della crescita”, prosegue Altintzoglou. “Molti paesi emergenti stanno infatti registrando da anni una notevole espansione, tanto che oggi le loro economie rappresentano il 40% circa della produzione economica globale - contro un modesto 18% nel 1980. Eppure questi paesi sono ancora poco rappresentati sui mercati dei capitali, con una quota di circa il 13%.”

D’altra parte, dando uno sguardo al rapporto prezzo/utili (P/E), si nota chiaramente che, nonostante il rialzo dovuto al rally seguito al crollo di marzo 2020, i mercati emergenti globali stiano ancora viaggiando con delle valutazioni molto più basse rispetto ai mercati sviluppati e, tutto sommato, in linea con quelle viste nell’ultimo decennio. Questo potrebbe far gola a quegli investitori con forte appettito per il rischio e con un orizzonte temporale di medio-lungo periodo.

mercati emergenti
Dati in euro al 30 giugno 2021.
Fonte: Morningstar Direct.

A confermarlo è anche il Global Market Barometer di Morningstar, secondo il quale il paniere di mercati emergenti misurato dal Morningstar EM Index è attualmente sottovalutato del 9% rispetto al fair value (relativamente alle titoli coperti dall’analisi Morningstar – in euro, al 14 luglio 2021).

Gli investitori passivi lo hanno capito e non a caso sono tornati con forza sui fondi esposti ai mercati in via di sviluppo. Gli Exchange traded fund domiciliati in Europa appartenenti alla categoria Azionari Globali Mercati Emergenti hanno segnato una raccolta netta pari a 5,8 miliardi di euro nei primi sei mesi dell’anno, un risultato otto volte superiore rispetto ai 733 milioni incassati nell’intero 2020 e oltre il 75% della raccolta totale del 2017 (7,5 miliardi) che è stato il miglior anno in assoluto per la categoria in termini di afflussi. 

La situazione nell’universo del reddito fisso, invece, è più sfaccettata: dopo aver perso per strada oltre 640 milioni di euro nei primi cinque mesi dell’anno, gli ETF Obbligazionari Paesi emergenti in valuta locale hanno decisamente invertito la rotta a giugno con 360 milioni di raccolta netta. Semestre da incorniciare invece per i replicanti Obbligazionari corporate paesi emergenti, i quali hanno attirato nei primi sei mesi del 2021 quasi 790 milioni di euro.

Un po’ di rischio fa bene al portafoglio, ma attenzione all’equilibrio
Tuttavia, prima di farsi ingolosire dal potenziale di rialzo e di tuffarsi sui mercati emergenti, gli investitori dovrebbero aver ben chiaro il loro profilo di rischio, il loro orizzonte di investimento e il tipo di fondo che si vuole all’interno del portafoglio. Per un investitore prudente, dedicare più del 10% della propria allocazione ai mercati in via di sviluppo è probabilmente eccessivo (si tratta di un’asset class più rischiosa rispetto ai mercati sviluppati). Per quanto riguarda l’orizzonte temporale, poi, il buon senso suggerisce che il minimo da considerare siano cinque anni.

Infine, occorre scegliere il tipo di fondo. Sono molti gli investitori che hanno inserito nei loro portafogli fondi regionali o specializzati in alcuni paesi, spesso – va detto – attratti dalle mode del momento. Anche in questo caso, per l’investitore prudente, la migliore opzione è probabilmente puntare su di un fondo molto diversificato sia geograficamente sia a livello di settore.

L’offerta italiana
Gli investitori dello Stivale possono contare su un ventaglio di scelte ampio ed eterogeneo. Escludendo gli strumenti dedicati ai singoli mercati nazionali, attualmente si contano 85 ETF emergenti registrati per la vendita in Italia (62 azionari e 23 obbligazionari), i quali spaziano in 11 diverse categorie Morningstar (7 azionarie e 4 obbligazionarie).

Qui sotto gli ETF coperti dalla ricerca qualitativa di Morningstar.

ETF emergenti

ETF emergenti

L’unico tra gli azionari a ottenere un Analyst Rating pari a Silver è l’iShares Edge MSCI EM Minimum Volatility UCITS ETF, un replicante di tipo “strategic beta” che seleziona i titoli meno volatili tra quelli contenuti nell’MSCI Emerging Markets. Attualmente il benchmark è composto da 306 posizioni (contro 1.412 dell’MSCI Emerging Markets) e spazia in 27 diversi paesi in via di sviluppo. Negli ultimi tre anni (al 30 giugno 2021), l’indice MSCI Emerging Markets Low Volatility ha segnato un rendimento annualizzato del 6,9% e una deviazione standard annualizzata del 14%, contro rispettivamente il 11,7% e il 16% dell’indice generale.

Tra i prodotti a reddito fisso, tutti con un giudizio qualitativo pari a Bronze, spicca invece per masse gestite l’iShares J.P. Morgan $ EM Bond UCITS ETF USD. Secondo gli analisti di Morningstar: “Si tratta di un’opzione superiore alla media per gli investitori che cercano esposizione alle obbligazioni dei mercati emergenti denominate in dollari Usa. Gli effetti delle commissioni basse e della diversificazione degli emittenti si sommano nel lungo termine”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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