Come gestire il rischio

Il primo passo, dicono gli analisti di Morningstar, è eliminare con la diversificazione le fonti di pericolo non necessarie ad ottenere un rendimento e che non fanno sentire a proprio agio l’investitore.

Marco Caprotti 22/10/2020 | 09:11
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Preso da solo il rischio non è né buono né cattivo. I rudimenti della finanza dicono che il mercato deve offrire rendimenti attesi più elevati quanto più aumenta la probabilità di un asset di diminuire di valore e di generare perdite.

“Se fosse il contrario, nessuno si terrebbe in tasca un titolo rischioso”, spiega Alex Bryan, Director della ricerca di Morningstar. “Gli investitori di solito tendono ad acquistare asset ad alto rendimento e basso rischio. E questo è il motivo per cui le asset class più pericolose, come le azioni, nel lungo periodo hanno storicamente offerto rendimenti più elevati rispetto, ad esempio, alle obbligazioni governative. Ma le forti vendite in momenti inopportuni, insieme alla tendenza degli investitori a comprare ai massimi e vendere ai minimi, possono creare una sfida significativa per l'accumulo di ricchezza”.

Eliminare le fonti di rischio
La gestione efficace del rischio, insomma, è uno degli aspetti più importanti di un investimento che funzioni. Per effettuarla ci sono diversi sistemi.

Il primo passo è evitare o eliminare le fonti di rischio non necessarie, cioè quelle che il mercato non ricompensa. “Gli investitori non dovrebbero ricevere alcun guadagno per il rischio che possono eliminare attraverso la diversificazione”, dice Bryan. “Se le attività non sono perfettamente correlate, combinarle in un portafoglio riduce il rischio medio ponderato delle singole partecipazioni. Sebbene il rischio di un portafoglio sia inferiore alla somma delle sue parti, il suo rendimento è semplicemente la media ponderata dei rendimenti delle sue posizioni. Per questo, se le attività non sono correlate, gli investitori possono ridurre il rischio attraverso la diversificazione senza sacrificare il rendimento”.

Nonostante questo, non è raro che un portafoglio diversificato offra un profilo di rischio/rendimento sfavorevole. “Esiste una relazione empirica tra la sensibilità di un asset ai movimenti di mercato (beta) e il suo rendimento”, dice Bryan. “Gli asset con i beta più alti hanno storicamente offerto i rendimenti più bassi rispetto alla loro volatilità”. I titoli a bassa volatilità, da parte loro, tendono a rimanere indietro durante le fasi di mercato rialzista.

“Gli investitori che non vogliono o non sono in grado di utilizzare la leva finanziaria per aumentare la propria performance possono essere attratti da titoli più rischiosi”, dice Bryan. “Questo, però, può spingere questi asset tanto da farli diventare sopravvalutati rispetto al loro rischio. Gli investitori, quindi, spesso rischiano di pagare più del dovuto per azioni volatili sperando nella possibilità di un grande guadagno. Proprio come un biglietto della lotteria”.

Gli investitori possono ottenere un miglioramento simile della performance durante i periodi di flessione del mercato puntando su titoli di qualità, cioè quelli con una forte redditività, vantaggi competitivi sostenibili e utili stabili. Per alcuni investitori particolarmente prudenti, tuttavia, potrebbe essere necessario comunque ridurre l’esposizione alle azioni, anche se di qualità e a bassa volatilità.

Sentirsi a proprio agio
Il miglior modo di agire è assumersi solo i rischi con cui ci si sente a proprio  agio. “In generale, la probabilità di perdita con asset volatili è maggiore su orizzonti brevi”, spiega Bryan. “Pertanto, è buona norma tenere il denaro che ci potrebbe servire nel breve termine in attività poco rischiose, come contanti e obbligazioni investment grade a breve termine”.

Ma anche gli investitori con orizzonti temporali lunghi fanno bene a ridurre la loro esposizione alle azioni se non hanno i nervi abbastanza saldi per sopportare grandi fluttuazioni del mercato. “Molti si fanno prendere dal panico e vendono quando la perdita diventa troppo grande, solo per tornare sul mercato quando i tempi sono buoni e le valutazioni sono gonfiate”, dice Bryan.

Stop loss?
Un altro sistema è quello di porsi degli stop loss (ordini di vendita che scattano automaticamente quando un asset raggiunge determinate valutazioni al ribasso). “Questi, tuttavia, rischiano di far uscire dal mercato nel momento sbagliato: un picco nella volatilità può innescare un ordine di stop loss anche se il calo di valore è stato solo temporaneo”, dice Bryan. “La morale è che non esiste un sistema sicuro per gestire il rapporto fra rischio e rendimento. Tuttavia, è fondamentale assumersi solo i rischi che il mercato compensa e con cui ci si trova a proprio agio. Le preferenze di rischio degli investitori dovrebbero governare i loro obiettivi di rendimento, non il contrario”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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