Il Giappone frena, ma le aziende sono solide

Il Pil del paese è previsto in contrazione. Le società, tuttavia, hanno una grande riserva finanziaria che potrebbe essere usata per remunerare gli azionisti o fare fusioni e acquisizioni. La Borsa scende e l’equity resta a sconto.

Marco Caprotti 23/07/2020 | 09:21
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Il Giappone riuscirà a ucire dalla recessione? Le indicazioni sullo stato di salute dell’economia del Sol levante non sono rassicuranti in questo senso. La Bank of Japan, per esempio, dopo l’ultima riunione in cui ha lasciato invariati i tassi di interesse, per l’anno fiscale 2020-2021 ha parlato di una contrazione del Prodotto interno lordo (Pil) compresa fra il 4,5% e il 5,7%. 

Le preoccupazioni sulla situazione dell’Arcipelago trovano eco nei corsi di Borsa. L’indice Morningstar Japan in un mese (fino al 16 luglio e calcolato in euro) ha perso il 2,27% (-0,81 in yen) portando a -7,66% la performance da inizio anno (+21,05 nel 2019).

Grafico: Indice Morningstar Japan da inizio anno
Japgraphluglio
Dati in euro aggiornati al 16 luglio 2020
Fonte: Morningstar Direct

L’andamento del paniere si riflette in quello delle categorie Morningstar in cui sono suddivisi gli strumenti che investono sull’azionario giapponese.

I timori sulla tenuta del Giappone sono eccessivi? Certo è che le aziende del Sol levante sono in una situazione solida dal punto di vista dei bilanci. Secondo una recente analisi del Financial Times, le società quotate giapponesi a fine 2019 avevano l’equivalente di più di 6mila miliardi di dollari di liquidità e obbligazioni a breve termine nei loro bilanci, pari a più del 130% del Pil del paese.

Tale cifra rappresenta circa il triplo di quello che hanno le società negli Stati Uniti, dove circa un terzo di questa liquidità è concentrato nelle mani dei giganti tecnologici, invece che essere diffusa nei vari settori come in Giappone.

Nonostante le condizioni avverse che devono affrontare oggi, nel prossimo futuro le società giapponesi saranno in grado di investire sia in spese in conto capitale sia in ricerca e sviluppo, di remunerare i dipendenti e di pagare i dividendi per un periodo molto più lungo rispetto alle imprese di qualsiasi altro paese al mondo”, spiega Simon Adler, gestore azionario di Schroders secondo cui, un’altra conseguenza di questa massa di disponibilità finanziaria, potrebbe essere un’impennata nel numero di fusioni e acquisizioni, sia in Giappone che all’estero.

“Abbiamo notato che alla robustezza dei bilanci delle aziende giapponesi spesso corrisponde uno sconto sulle loro vautazioni”, dice Adler. “Riteniamo quindi che queste imprese siano vincenti, anche se, al momento, sono prezzate come perdenti”.

Secondo il Morningstar Global Market Barometer, l’azionario del Sol levante è sottovalutato dell’8% rispetto al rapporto price/fair value (relativamente alle stock coperte dall’analisi Morningstar. Dato in yen aggiornato al 16 luglio 2020).  

 

 

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Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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