Cosa sta succedendo al barile? Il crollo del prezzo del petrolio non deve trarre in inganno gli investitori, dicono gli analisti di Morningstar. Il mercato riflette dei fattori di debolezza di breve periodo ma, nel lungo termine, le quotazioni sono destinate a risalire su livelli sostenibili per il settore.
Le dinamiche dell'offerta
Lo scorso 20 aprile il valore del future sul WTI con scadenza a maggio è crollato del 314% fermando la sua corsa a -38 dollari. Questo significa che gli investitori preferivano pagare piuttosto che ricevere fisicamente il greggio alla scadenza. Tuttavia, dicono gli analisti, questo dato non deve ingannare sul reale valore del petrolio. Le attuali quotazioni del barile risentono del forte calo della domanda globale di petrolio, prodotto dal prolungato lockdown a cui sono costretti molti paesi nel mondo a causa dell’epidemia da Coronavirus, e della quasi completa saturazione delle riserve strategiche. Due fattori che dovrebbero esaurirsi nel breve periodo.
I paesi dell’OPEC e la Russia sembrano intenzionati a ricucire i loro rapporti e il 9 aprile hanno raggiunto un nuovo accordo sul taglio della produzione di petrolio. In base alle stime di Morningstar questo dovrebbe tradursi in 9 milioni di barili al giorno in meno (rispetto ai livelli medi di produzione del 2019) fino alla fine del secondo trimestre del 2020 e di 7 milioni di barili al giorno nella seconda metà del 2020. Nel 2021 è attesa anche una riduzione dell’offerta americana (16,1 milioni di barili al giorno rispetto ai 17,2 del 2019) che dovrebbe contribuire nel tempo a riequilibrare il prezzo di mercato. I produttori di scisto hanno tagliato la loro spesa di capitale per quest’anno e, considerato che il loro modello di business sta in equilibrio solo se il barile si mantiene sopra i 50 dollari, gli analisti di Morningstar ritengono che tale situazione sia destinata a prolungarsi nel tempo trasformando l’attuale eccesso di produzione in deficit.
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