I falsi miti sulle pensioni

In Italia, su 16 milioni di pensionati ce ne sono la metà totalmente o parzialmente assistiti. Occorre quindi separare previdenza da assistenza. Il gender gap esiste, ma eliminando le erogazioni ai superstiti (in pratica le pensioni di reversibilità) e gli aiuti assistenziali si riduce di molto.  

Valerio Baselli 13/02/2020 | 11:26
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Buongiorno e benvenuti. Ci troviamo a Roma, dove è appena stato presentato il Settimo Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali.

Il Rapporto è molto approfondito e ricco di spunti interessanti, alcuni anche controcorrente. Ad esempio, una parte dell’analisi è dedicata a sfatare alcuni falsi miti relativi alle pensioni.

Ne abbiamo discusso con il professor Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. 

Di seguito, i punti principali evidenziati dal Rapporto su questo tema:

- Le singole prestazioni sotto i mille euro sono circa 14,9 milioni, pari al 65,4% delle prestazioni in pagamento, ma i pensionati che le ricevono sono circa 6,4 milioni ossia il 40% del totale, peraltro in tutto o in parte assistiti dalla fiscalità: fondamentale nell’analisi delle distribuzioni per classi di reddito far riferimento ai pensionati, che spesso percepiscono più prestazioni (previdenziali e assistenziali).

- Relativamente alle pensioni previdenziali IVS (invalidità, vecchiaia, superstiti), il gap pensionistico tra uomini e donne è di 7.757 euro annui; considerando anche prestazioni assistenziali e indennitarie il gap si riduce a 5.976 euro annui: fondamentale quindi migliorare la condizione lavorativa femminile per superare il gap previdenziale tra i generi.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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