Frontiera, Egitto e Vietnam sono sotto la lente

I mercati non ancora emergenti nell’ultimo mese hanno fatto vedere qualche cedimento e restano dietro ai paesi in via di sviluppo. Fra Africa e Asia, ci sono due storie interessanti.

Marco Caprotti 30/10/2019 | 14:31
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Ce la faranno i mercati di frontiera a recuperare il distacco che li separa dagli emergenti? Il divario fra i due asset di investimento è ampio. La categoria Morningstar dedicata ai mercati non ancora emergenti in un mese (fino al 29 ottobre e calcolata in euro) ha perso lo 0,74%, portando a +7,3% la performance da inizio anno.

Andamento della categoria azionari Mercati di frontiera

Il segmento dedicato ai fondi che investono nelle aree in via di sviluppo, in quattro settimane, ha guadagnato il 2,1% (+15,3% da inizio anno).

Un gap troppo ampio da colmare, soprattutto in un periodo di preoccupazione per il rallentamento globale e con la guerra dei dazi fra Usa e Cina che, fra escalation e tentativi di accordo, continua a tenere in fibrillazione gli operatori? “I mercati di frontiera stanno attraversando un momento positivo a prescindere dal contesto globale, dato che molti crescono velocemente e altri si stanno riprendendo da un precedente rallentamento che risale al 2014-2016”, spiega Emre Akcakmak, Portfolio advisor di East Capital.

A far ben sperare sono i numeri e qualche precedente storico. “La crescita attesa per i mercati di frontiera è del 4,5% in media per i prossimi cinque anni, mentre per gli emergenti si ferma al 3-4% (o anche meno se si escludono Cina e India) e nei mercati sviluppati non si va oltre l’1,5-2%”, spiega Akcakmak. Insomma, quello della crescita non sembra essere un problema. “Negli anni ’70 abbiamo assistito a sviluppi simili in diversi mercati emergenti tra cui Messico, Turchia, Brasile, Sudafrica e Malesia”, continua Akcakmak. “La crescita economica tende ad accelerare al superamento di certe soglie di reddito pro-capite, come i 1.000 e i 2.000 dollari. Considerando che paesi come Vietnam, Bangladesh e Pakistan hanno superato la soglia dei 1.000 dollari pro-capite solo nell’ultimo decennio, è lecito aspettarsi che seguiranno il sentiero tracciato dagli emergenti anni fa, e che siano quindi in grado di garantire una crescita superiore”.

Egitto e Vietnam
I mercati di frontiera, come gli emergenti, vengono considerati spesso un unico asset di investimento ma sono formati da realtà economiche e politiche molto lontane fra loro. Per questo bisogna fare attenzione ai paesi in cui si va a investire. Due che vengono osservati con una particolare attenzione sono Egitto e Vietnam.

Il paese africano in queste settimane è stato al centro delle cronache internazionali per una serie di manifestazioni contro il presidente Al Sisi e alcuni funzionari accusati di corruzione da un imprenditore locale (in esilio in Europa). È improbabile che l’attuale protesta che sta interessando l’Egitto possa far deragliare il paese dal suo percorso attuale”, dice Akcakmak.

Il paese asiatico, da parte sua, è una delle economie in più rapida crescita al mondo e da tempo è finito nel mirino degli investitori. Da una parte perché può contare su una popolazione di 90 milioni di persone (diventando interessante sul fronte dei consumi) e una crescita economica del 7% all’anno con prospettive positive anche per il prossimo decennio. Dall’altra perché potrebbe approfittare delle tensioni fra Washington e Pechino, se non si giungerà a un accordo, per via dei processi di delocalizzazione in atto.

Nella tabella sotto sono elencati i fondi della categoria Morningstar Mercati di frontiera con la loro esposizione netta a Egitto e Vietnam (ordine alfabetico).

Fondi specializzati sui mercati di frontiera

Per altre analisi sui mercati di frontiera, guarda la sezione dedicata del sito Morningstar.it

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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