Capire l'economia in 10 concetti fondamentali

Comprendere meglio il quotidiano attraverso alcuni termini economici essenziali.

Francesco Lavecchia 24/10/2019 | 11:22
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Prodotto interno lordo 
Il Pil è la ricchezza prodotta da un paese nell’arco temporale di un anno e rappresenta l’offerta destinata a soddisfare la domanda di beni e servizi da parte delle famiglie, delle imprese e dello Stato (nella forma di spesa pubblica). Se in un paese l’offerta è maggiore della domanda allora parte di questi beni e servizi sarà esportata all’estero e la bilancia commerciale (differenza tra esportazioni e importazioni) sarà in attivo. Viceversa, se l’offerta non è in grado di rispondere alla domanda allora lo Stato dovrà ricorrere alle importazioni e la bilancia commerciale andrà in negativo.

Inflazione
È un aumento generalizzato dei prezzi che comporta la riduzione del potere d’acquisto della moneta. In Italia l’Istat calcola periodicamente il costo di un paniere rappresentativo (che conta circa 1.500 prodotti) che comprende generi di uso quotidiano come i prodotti alimentari, beni durevoli come gli elettrodomestici e servizi come l’affitto di un’abitazione. La variazione annua percentuale del costo totale di questo paniere (quantità acquistate in un anno * il prezzo) è il tasso di inflazione.

Deflazione
La deflazione è invece caratterizzata da una diminuzione del livello complessivo dei prezzi per un periodo di tempo prolungato. Detta in questo modo potrebbe sembrare una cosa positiva. Ma non è così. Il pericolo principale prodotto dalla deflazione, infatti, è l’innesco di un circolo vizioso che conduce a una fase di forte depressione dell’economia: il calo dei prezzi crea delle aspettative nei consumatori di ulteriori ribassi, questo induce loro a posticipare i consumi e il risultato è una contrazione della domanda che ha l’effetto di ridurre ulteriormente i prezzi. Se la domanda si riduce e i prezzi di vendita si abbassano, le imprese vedono calare il loro fatturato e i loro utili e sono costrette a fare dei licenziamenti. Meno occupazione in un paese significa un ulteriore calo della domanda.

Stagflazione
Da non confondere con l’inflazione. La stagflazione è la particolare situazione in cui vi è alta disoccupazione, perché l'economia è in una fase di recessione, e contemporaneamente si registra una forte e persistente inflazione. Questa è una condizione straordinaria poiché generalmente la crescita dei prezzi è sintomo di una fase di espansione dell’economia. Storicamente si è realizzata quando un improvviso balzo del costo delle materie prime, come ad esempio il petrolio, ha innescato un aumento generalizzato dei prezzi e il contemporaneo rallentamento dell’attività produttiva.

Spread
È il differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato italiani a dieci anni (Btp) e il decennale tedesco (Bund) e viene espresso in punti base. Il rendimento dei titoli di Stato è il termometro del rischio di insolvenza di un paese. Più alto è questo rischio, infatti, più alto sarà la remunerazione richiesta dall’investitore. Se il valore dello spread sale, dunque, significa che il mercato percepisce un maggior grado di incertezza nel prestare i soldi allo Stato italiano. Questo indicatore ha un forte impatto sull’economia del paese: un suo aumento, infatti, comporta un incremento della spesa destinata al pagamento degli interessi sul debito e per bilanciare le maggiori spese, di solito, lo Stato è costretto ad aumenta le tasse. Il secondo effetto sulle famiglie è relativo al costo dei finanziamenti bancari. Se lo spread sale il valore dei titoli di Stato nel patrimonio degli istituti di credito scende e questi ultimi provvedono ad alzare i tassi applicati ai finanziamenti concessi a famiglie e imprese per mantenere stabili i margini di profitto.

Disavanzo
Come tutte le famiglie, anche lo Stato ha delle uscite e delle entrate. Le prime si riassumono in spese dello Stato centrale, degli enti locali, previdenziali e i costi per il finanziamento del debito; le seconde si distinguono in dirette, come l’imposta sui redditi, e indirette, come l’IVA. Se lo Stato spende più di quanto incassa dalle entrate fiscali si crea appunto un disavanzo che è costretto a finanziare sul mercato attraverso l’emissione di titoli di debito. Spesso si sente parlare di disavanzo primario che differisce perché non tiene conto, tra le spese, di quelle per il pagamento degli interessi sul debito.

Debito pubblico
È il cumulo dei prestiti contratti dallo Stato e dagli altri enti del settore pubblico per finanziare il disavanzo tra entrate e uscite statali. Tali prestiti sono elargiti attraverso la sottoscrizione di titoli di debito con diversa scadenza (da tre mesi a trenta anni) il cui valore è negoziato sui mercati finanziari. Alcuni prevedono il pagamento di una cedola periodica, altri solo la restituzione del capitale e la corresponsione del rendimento. L’entità del debito pubblico viene misurata in relazione al Pil. L’aumento del rapporto Debito/Pil è un campanello d’allarme per il Governo di un paese perché indica che le maggiori uscite non hanno prodotto ricchezza. L’Italia ha un rapporto Debito/Pil del 134% (aggiornato al primo trimestre del 2019), il secondo più alto in Europa dopo quello greco.

Quantitative easing
È un’operazione di acquisto di titoli di Stato e altri titoli finanziari da parte delle Banche Centrali con l’obiettivo di emettere nuova moneta. Questo tipo di manovra si chiama espansiva perché ha come obiettivo quello di ridurre i tassi di interesse per stimolare la crescita degli investimenti e con essi anche la ricchezza prodotta nella regione. Nel recente passato la Banca centrale europea ha fatto un’operazione di questo tipo per sbloccare una situazione in cui le banche della regione avevano scarsa possibilità di prestare denaro alle imprese e alle famiglie a causa della necessità di dover soddisfare stringenti vincoli sul loro patrimonio.

Tasso di disoccupazione
È il rapporto tra il numero di persone che sono in cerca di lavoro e il totale della forza lavoro di un paese (che comprende chi cerca lavoro e chi è già occupato). L’Istat definisce un disoccupato, un individuo senza lavoro che al momento della rilevazione dichiara di cercare un impiego, di essere immediatamente disponibile a lavorare e di aver compiuto una concreta azione di ricerca nelle quattro settimane precedenti. Questo significa che una riduzione del tasso di disoccupazione non implica necessariamente un aumento del numero degli occupati, ma può comportare un aumento del numero degli inattivi, cioè di chi non lavora e non cerca lavoro. Cosa che succede spesso quando il mercato del lavoro è così depresso da scoraggiare la ricerca di nuova occupazione.

Tasso di interesse
Indica il costo del denaro. Quello più comune per le famiglie è il tasso applicato alla concessione di finanziamento (per l’acquisto di una casa o di una macchina), ma il più importante è il tasso di riferimento stabilito dalla Banche centrale, ovvero quello applicato dalla stessa per la concessione di credito alle banche. Quando la Banca centrale annuncia il taglio dei tassi di interesse per un certo ammontare vuol dire che sta provvedendo ad aumentare la quantità di moneta offerta sul mercato (cosiddetta manovra espansiva) al fine di stimolare l’economia.

 

Leggi gli articoli della precedente Settimana Speciale dedicata all'educazione finanziaria.

 

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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