FCA, cosa cambia con l’uscita di Marchionne?

L’Ad ha cambiato la cultura organizzativa dell’azienda e il suo successore ha la strada tracciata dal piano industriale. Sebbene esista il rischio di risentire della mancanza di una guida forte, il titolo resta fortemente sottovalutato dal mercato.  

Richard Hilgert 23/07/2018 | 17:12
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L’uscita di Sergio Marchionne non cambia la valutazione su FCA da parte degli analisti di Morningstar, i quali sono convinti che il titolo continua a essere ampiamente scontato dal mercato. A causa dell’uscita anticipata del suo Ad, FCA rischia di risentire della mancanza di una figura di carisma e competente che ha gestito con successo la trasformazione recente del gruppo italo-americano. Tuttavia, il lungo mandato di Sergio Marchionne (in carica dal 2004) ha contribuito a cambiare in maniera significativa la cultura organizzativa dell’azienda e questo è un asset che rimarrà.

Il Cda di Fiat Chrysler ha annunciato la nomina del nuovo amministratore delegato, Mike Manley, uno dei tre dirigenti che si diceva fossero in corsa per la carica. Manley, si precisa nel comunicato, procederà all'attuazione del piano industriale 2018-2022 presentato lo scorso primo giugno di quest'anno.

Manley è un profilo convincente
Di Manley apprezziamo il suo profilo internazionale. Ha iniziato la sua carriera nel settore auto con Daimler Chrylser nel Regno Unito nel 2000 e nel corso degli anni ha ricoperto la carica di Chief Operating Officer della regione Asia-Pacifico e CEO dei marchi Jeep e Ram, ed ha anche guidato le trattative per dar vita alla joint venture in Cina che produce le autovetture del marchio Jeep. Crediamo dunque che con l'espansione internazionale di Jeep, Maserati e Alfa Romeo, l'esperienza di Manley sarà di grande aiuto per l'azienda.

Dato che il suo mandato sarà quello di implementare il piano industriale 2018-22, riteniamo che lo spin-off di Magneti Marelli si realizzerà come previsto all'inizio del prossimo anno e non vediamo dunque alcun motivo per modificare le ipotesi del nostro modello, che rimangono tuttavia più prudenti di quelle annunciate dal management. Le stime del piano industriale indicano una crescita media dei ricavi del 7% e l’espansione del margine Ebit dall’attuale 6,4% a un intervallo compreso tra il 9% e l’11%. Il management ha precisato inoltre che uno degli elementi chiave per raggiungere questi obiettivi è l’espansione dei marchi premium come Jeep, Maserati, Alfa Romeo e di Ram, mentre i brand del mercato di massa Chrysler, Dodge e Fiat saranno ridimensionati.

Gli analisti hanno stime più prudenti
Escludendo Magneti Marelli, che assumiamo venga scorporata dal gruppo a partire dall’uno gennaio 2019, le nostre ipotesi, invece, indicano da qui al 2021 una crescita media del fatturato del 4% e un Ebit in salita al 7,4%. Nel lungo periodo, stimiamo un margine EBIT del 5,9%, a conferma della nostra convinzione che maggiori volumi di produzione dei marchi premium e la riduzione dei costi grazie all’utilizzo della piattaforma comune si traducano in un miglioramento dell’efficienza operativa. 

Sebbene le nostre stime siano inferiori ai minimi delle forchette indicate dalla dirigenza, siamo convinti che siano in molti a sottovalutare il reale potenziale di Fiat Chrysler. Al momento il titolo è scambiato a un tasso di sconto di oltre il 30% rispetto al nostro fair value di 25 euro.

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Richard Hilgert  Richard Hilgert is a securities analyst on the Industrials Team.

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