Dodici mesi da gestori attivi

Secondo uno studio Morningstar, nell’ultimo anno è aumentato il tasso di successo rispetto ai fondi indicizzati. Ma la storia insegna che la tendenza non potrà durare a lungo.

Sara Silano 20/09/2017 | 08:35
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Negli ultimi dodici mesi, il tasso di successo dei gestori attivi statunitensi è cresciuto in modo significativo in quasi tutte le categorie di fondi americani. In particolare, il 49% degli active fund specializzati su Wall Street è riuscita a battere un paniere di fondi passivi concorrenti a fine giugno 2017 contro il 26% di dicembre 2016.

A dirlo è l’ultimo Active/Passive Barometer di Morningstar, uno studio semestrale che confronta le performance dei gestori attivi, non con un indice di riferimento, ma con un gruppo omogeneo di prodotti passivi e quindi ugualmente utilizzabili dagli investitori finali.

Il Barometro degli investimenti attivi e passivi a un anno - 2017

Nel lungo periodo, attivi in difficoltà
Il risultato è in netta controtendenza rispetto al trend di medio-lungo periodo, che mostra un chiaro svantaggio dei fondi attivi, soprattutto quelli più costosi. A dieci anni, un gestore Usa large cap ha meno del 14% delle probabilità di battere i comparti indicizzati che replicano, ad esempio l’S&P 500. La percentuale scende al 4% se il prodotto ha commissioni elevate e sale al 22% nel caso opposto.

Il Barometro degli investimenti attivi e passivi a 10 anni

Quei fattori di successo
In un Paese dove i fondi indicizzati conquistano rapidamente fette di mercato che erano degli active fund, possiamo considerare gli ultimi dati come l’inizio del riscatto di questi ultimi? Per Ben Johnson, direttore della ricerca sulle strategie passive la risposta è no. “Diversi fattori possono spiegare questo risultato e hanno a che fare con scelte di investimento che non sono necessariamente fedeli allo stile dei manager. Negli ultimi dodici mesi (a fine giugno 2017), i titoli degli altri mercati sviluppati hanno battuto quelli americani, i growth (orientati alla crescita) hanno fatto meglio dei value, così come le small rispetto alle large cap. Tutti questi elementi sono terreno di caccia per i gestori più attivi che sanno trarne profitto. Ma è solo un fenomeno di breve: nel lungo periodo sono rari i manager attivi bravi e ancor più i fondi di questo tipo con costi competitivi”.

Meglio il low-cost
Storicamente, i panieri di titoli a larga capitalizzazione americani si sono dimostrati i più difficili da battere, mentre le strategie attive hanno avuto più successo nei segmenti delle small cap, degli emergenti e delle obbligazioni. Tuttavia, anche in queste aree, i tassi di successo sono decisamente superiori nei prodotti low cost. Ancora una volta, dunque, i costi si confermano come il miglior fattore predittivo delle performance future.

L'analisi è stata realizzata con la piattaforma per professionisti finanziari, Morningstar Direct. Clicca qui per saperne di più sulle sue funzionalità.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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