La contribuzione previdenziale obbligatoria in Italia è pari al 33% dello stipendio medio dei lavoratori dipendenti, con il 9,19% a carico del dipendente e il 23,81% in capo al datore di lavoro, il livello più alto tra i paesi membri dell’Ocse. A dirlo è proprio l’Ocse Pension Outlook 2016, pubblicato poche settimane fa dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
In Francia, il peso contributivo complessivo è del 24.8% ripartito tra datore di lavoro e dipendente rispettivamente per 14,23% e 10,65%. In Germania, il totale è del 19%, egualmente ripartito tra impresa e dipendente. Ad avvicinarsi all’Italia per contribuzione datoriale è la sola Spagna (23,61%), dove però i contributi a carico del dipendente sono molto inferiori (4,7%).
Eppure, invecchiamento della popolazione, crisi finanziaria, oltre all'attuale contesto di bassa crescita e bassi tassi di interesse comportano dei rischi sulle pensioni future. E questo vale anche per l’Italia, nonostante il peso dei contributi, a causa della discontinuità lavorativa e del metodo contributivo, che assottiglieranno gli assegni futuri.
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