Quanto fa male Brexit alle banche

Gli istituti del Regno Unito non saranno i soli a pagare il costo della scelta di abbandonare l’Ue. Nel lungo periodo potrebbero esserci problemi anche per i gruppi italiani.

Stephen Ellis 28/06/2016 | 12:23
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L’esito del referendum sul Brexit avrà un profondo impatto sui titoli finanziari che copriamo. Abbiamo intenzione di abbassare il fair value di molte banche UK come Barclays, Royal Bank of Scotland e Lloyds. Ma anche di istituti che hanno attività nel Regno Unito, come ad esempio Banco Santander. Tutto questo, tra l’altro, aumenta le possibilità che abbassiamo il giudizio sull’Economic moat (da stabile a negativo) per questi gruppi. Ci aspettiamo che il Regno Unito e la Ue in generale vadano incontro a un periodo di incertezza e volatilità mentre l’Isola cercherà di rinegoziare gli accordi commerciali con altri paesi (un processo che richiederà anni) e farà i conti con le dimissioni del primo ministro David Cameron. Crediamo che ora ci siano forti possibilità che la Scozia chieda l’indipendenza, creando ulteriore confusione nel sistema finanziario soprattutto se istituti come Royal Bank of Scotland e Lloyds dovranno trovare un altro domicilio. Anche se l’effetto del Brexit non è ancora chiaro, vediamo opportunità in HSBC, anche per la sua scarsa presenza in UK e la sua forte attività in Asia.

Nel breve…
Ci sono alcune considerazioni immediate che si possono fare riguardo alle banche. Ci saranno maggiori costi di rifinanziamento per gli istituti del Regno Unito, una diminuzione dell’attività di prestito (anche a causa di un impatto sul Pil del Regno compreso fra il 3% e il 6%) e un crollo (dal 40% al 50%) delle commissioni bancarie. La gestione di fondi sarà colpita dalla forte volatilità su azioni, bond e valute. Istituti stranieri come JP Morgan Chase andranno incontro a spese di milioni di dollari per spostare il personale e fare fronte alle cause legali che sorgeranno quando cercheranno di spostarsi da Londra ad altre città d’Europa dove sarà più facile fare attività di mercato. Anche in questo caso ci sono rischi per Royal Bank of Scotland e per Barclays. Ci attendiamo di vedere minori sinergie fra le banche della City e, alla fine, una minore profittabilità.

…e nel lungo periodo
Ci saranno impatti negativi nel lungo periodo. Ci attendiamo un calo del Pil del Regno Unito, anche perché il paese è stato uno dei maggiori beneficiari dell’aumento della ricchezza dell’Ue sin dalla sua formazione. La riorganizzazione del sistema bancario, inoltre, renderà meno importante Londra dal punto di vista dei mercati finanziari, rendendo più difficile diventare competitiva per quanto riguarda la ricerca di talenti. Nel frattempo si stanno riaccendendo le preoccupazioni per altri paesi, come ad esempio Italia, Francia e Spagna, dove i cittadini hanno espresso l’intenzione di tenere referendum in cui si chiede di lasciare l’Ue. Questo potrebbe avere un impatto sulle banche che seguiamo all’interno di questi stati, tra cui Unicredit, Intesa Sanpaolo e SocGen: maggiori costi, una crescita più lenta e un minore livello di capitali, sono elementi che fanno aumentare le preoccupazioni. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Stephen Ellis  Stephen Ellis is a senior stock analyst on the Energy Team.

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