Prezzi in salita per l’oro nero. Gli analisti di Morningstar prevedono che il miglioramento dei fondamentali del mercato possa far lievitare le quotazioni del barile, che nel 2018 dovrebbe raggiungere quota 65 dollari (qualità WTI). “A supporto di questa tesi c’è il forte calo delle attività esplorative e di produzione di greggio, poiché agli attuali prezzi di mercato le compagnie energetiche non sono in grado di ricavare ritorni positivi dai loro investimenti, e la contestuale crescita della domanda.
Queste due forze promettono di allargare il gap tra la produzione e le richieste della materia prima e dunque spingerne in alto le quotazioni. L’elevato ammontare delle riserve e l’estrazione americana di shale oil, però, rischiano di ostacolare il rally”, dice Stephen Simko responsabile del team di analisti di Morningstar del settore energia.
Opportunità e incognite
L’oro nero ha avuto fin qui un’annata positiva: è salito dai minimi degli ultimi 10 anni (sotto la soglia dei 30 dollari al barile) agli attuali 43 dollari, sfiorando quota 50 dollari nel maggio scorso.
La corsa del barile ha però il fiato corto, almeno nel breve termine. “La produzione di shale oil negli Usa contribuirà a mantenere alte le riserve di greggio e con esse anche l’offerta, frenando in questo modo la risalita del prezzo”, prosegue Simko. “Le quotazioni della materia prima, in base alle nostre previsioni, non dovrebbero dunque superare i 50 dollari nel 2017”.
Nel medio termine, invece, sembrano esserci le condizioni per un nuovo rally che porterebbe il petrolio sopra i 65 dollari, nel 2018, per poi rimanere attorno ai 60 dollari nel 2019. “In base alle nostre stime, l’attuale andamento del greggio non dovrebbe essere tale da incoraggiare nuovi investimenti. Questo andrebbe a costituire un freno alla crescita della produzione, creando uno squilibrio tra domanda e offerta che avrebbe come conseguenza la lievitazione del prezzo”, commenta Simko. L’unica incognita, in questa previsione, è il futuro andamento della produzione di petrolio scisto negli Usa, favorita dalle nuove tecnologie che permettono uno sfruttamento più efficiente dei pozzi.
Raffinerie a sconto
Come devono comportarsi quindi gli investitori in uno scenario di questo tipo? Il recente sell-off dei titoli nell’industria della raffineria ha acceso la luce su titoli come HollyFrontier e Tesoro, che combinano prezzi vantaggiosi e un Moat elevato. Nel caso della prima azienda, il suo vantaggio rispetto ai competitor deriva dal posizionamento degli asset. Le sue cinque raffinerie sono ubicate al centro degli Stati Uniti (midcontinent), una zona strategica che le permette di essere vicina alle maggiori compagnie petrolifere del paese, di reperire materia prima a prezzi più vantaggiosi e quindi di sfruttare al massimo il differenziale tra le quotazioni del WTI e quelle del Brent. Al momento le azioni della società americana sono scambiate a un tasso di sconto di circa il 50% rispetto al fair value che è pari a 47 dollari (report pubblicato in data 23 agosto 2016).
“Diversamente da HollyFrontier, le attività di Tesoro sono concentrate in California, un mercato tra i più competitivi negli Usa. Nonostante ciò, il management ha avuto il merito di investire nell’acquisizione di nuovi centri produttivi nel “midcontinent” e nel rafforzamento della rete di collegamento (ferroviario e marittimo) tra le sue raffinerie. In questo modo riesce ad approfittare del vantaggio di reperire greggio a costi più vantaggiosi e a sfruttare al meglio la capacità produttiva dei suoi siti sulla costa occidentale”, dice Simko. “Sulla base delle nostre previsioni che indicano un progressivo allargamento del differenziale tra WTI e Brent, stimiamo per il titolo del gruppo americano un fair value pari a 124 dollari (report pubblicato in data 23 agosto), circa il 35% superiore alle attuali quotazioni di mercato”.
Occasioni nell'E&P
Nel segmento upstream (estrazione e produzione di petrolio e gas) RSP Permian è tra i titoli scambiati ai più alti tassi di sconto rispetto al fair value, pari a 53 dollari (report pubblicato in data due settembre 2016). Gli asset del gruppo americano sono concentrati nell’area del Permian Basin, negli Stati del Nord Ovest degli Usa, dove la produzione di greggio è tra le più economiche del paese. “Nonostante questo non sia sufficiente a garantire all’azienda rendimenti del capitale elevati e costanti nel tempo (Economic moat), data la ciclicità del settore e la dipendenza dell’andamento delle materie prime, le permette comunque di produrre in maniera profittevole anche con un prezzo del barile attorno ai 40 dollari”, dice Dave Meats analista azionario di Morningstar. “Le attuali quotazioni di mercato, quindi, garantiscono di entrare su questo titoli a prezzi molto convenienti”.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.