I mercati votano no alla Brexit

Se il Regno Unito dovesse dire addio all’Ue, le banche UK soffrirebbero. E gli investitori del resto del continente dovrebbero giocare in difesa.   

Marco Caprotti 03/05/2016 | 14:25
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La stabilità del Regno Unito, ma anche quella valutaria e le prossime mosse degli investitori di tutto il Vecchio continente. Sono diverse le questioni finanziarie che potrebbero venire toccate dalla Brexit (così è chiamata la possibile uscita del Regno Unito dall’Unione europea). Intanto la Banca d’Inghilterra (BoE) ha già lanciato un allarme: se al referendum di fine giugno il Regno Unito decidesse di lasciare l’Ue, metterebbe a rischio la propria stabilità finanziaria. Non a caso la BoE ha annunciato una serie di contromisure. Fra queste ci sono la richiesta di riserve extra agli istituti di credito, nuovi stress test sulla solidità dei bilanci e un aumento del cuscinetto richiesto per far fronte a condizioni macroeconomiche difficili (il cosiddetto Countercyclical capital buffer). “Quest’ultimo punto in particolare”, spiega Erin Davis, analista di Morningstar, non ci preoccupa (si passerebbe dallo 0% allo 0,5% del capitale delle banche) e non prevediamo che possa avere effetto sul fair value degli istituti che copriamo”.

I quattro pericoli Made in UK
Nel caso specifico di Albione ci sono quattro rischi da tenere presenti. Il primo riguarda la moneta. “Nel caso di un’uscita del Regno Unito dall’Ue, il pound finirebbe sotto pressione e ci attendiamo una forte volatilità”, dice Davis. “Questo potrebbe essere un problema soprattutto per gli investitori stranieri non adeguatamente coperti contro questa eventualità”.

C’è poi da considerare l’impatto che il Brexit avrebbe sui costi di finanziamento e rifinanziamento degli istituti inglesi. “Il problema sarebbe soprattutto per le grandi merchant bank che hanno molte obbligazioni sul mercato”, spiega l’analista di Morningstar. “Le banche retail, che possono contare sulla forza dei depositi dei correntisti ne sarebbero meno influenzate”.

Il terzo pericolo è legato all’incertezza della situazione fino al voto, che potrebbe spingere famiglie e imprese a non fare più spese e investimenti. Il tutto porterebbe a un rallentamento dell’economia del paese.

Quarto rischio: “L’uscita del Regno Unito dalla Ue farebbe perdere a Londra il ruolo di centro della finanza europea, spingendo molti istituti a spostare le proprie attività all’interno dell’Unione”, dice Davis. “In questo modo però le banche più locali perderebbero importanti punti di appoggio all’interno del Regno Unito”. 

Continente in difesa
I mercati continentali, intanto, osservano con attenzione quello che succede al di là della Manica. Anche perché lo scenario Brexit secondo diversi osservatori sembra rappresentare il risultato elettorale peggiore per i mercati finanziari europei. “Gli investitori che desiderano un minimo di esposizione azionaria potrebbero posizionarsi in maniera difensiva diversificando sui titoli ad alto dividendo”, spiega uno studio di Wisdom Tree Europe. “Il sentiment negativo sugli attivi rischiosi dovrebbe inoltre favorire l’oro”.

 

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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