Ora anche il bond piace indicizzato

Crescono i flussi netti verso i fondi passivi. Negli Stati Uniti è un trend consolidato, in Europa è solo agli inizi. Gestori attivi penalizzati dalle scarse performance.

Sara Silano 28/09/2015 | 12:20
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Si apre un nuovo capitolo nella storia degli investimenti attivi e passivi in Europa. A scriverla sono i fondi obbligazionari. Secondo le statistiche Morningstar, negli ultimi due mesi gli indicizzati specializzati nel reddito fisso hanno avuto una raccolta netta positiva, mentre gli attivi sono stati colpiti dai deflussi (vedi grafico). 

Confronto tra fondi obbligazionari attivi e indicizzati - Europa

E’ ancora presto per dire se si tratti di un fenomeno di breve periodo o di un trend che si consoliderà nel tempo; tuttavia alcune indicazioni in merito si possono trarre dal mercato azionario e dalle dinamiche negli Stati Uniti.

Azionario, sì se passivo
I dati sui flussi nei fondi azionari europei rivelano che dall’estate 2014 è in atto uno spostamento verso gli strumenti passivi. Da luglio 2014 hanno raccolto circa 63,26 miliardi di euro, contro riscatti netti per 31,36 miliardi dagli attivi (vedi grafico).

Confronto tra fondi azionari attivi e indicizzati - Europa

I numeri americani
Negli Stati Uniti, nell’ultimo anno i fondi passivi (inclusi gli Etf) hanno registrato una raccolta netta pari a 467,47 miliardi di dollari, contro riscatti di 133,61 miliardi dagli attivi (dati al 31 agosto 2015). Negli ultimi anni, c’è stato un chiaro trend nell’industria americana verso gli indicizzati, che ha riguardato soprattutto gli azionari, ma che si sta consolidando anche tra gli obbligazionari. Nel mese di agosto, tutte le categorie di fondi a lungo termine attivi hanno subito dei deflussi (-42,9 miliardi), con l’eccezione degli alternativi, mentre i passivi hanno chiuso il mese in positivo (+14,12 miliardi).

Lo spostamento dell’interesse degli investitori americani verso i comparti indicizzati è testimoniato anche dai dati relativi ai principali asset manager statunitensi. Negli ultimi dodici mesi, Vanguard ha registrato flussi netti per 11,6 miliardi di dollari negli active fund e per 244,65 miliardi nei passive. Fidelity Investments ha subito riscatti per 8,82 miliardi dai primi e flussi positivi per 23,14 miliardi nei secondi.

Il ruolo dei consulenti finanziari
Gli analisti di Morningstar non hanno dubbi: gli investitori, delusi dalle scarse performance dei gestori attivi verso il benchmark, preferiscono i meno costosi fondi passivi. Negli Stati Uniti, un forte impulso allo sviluppo del fenomeno è venuto dai cosiddetti advisory account, ossia dalla crescita della consulenza indipendente, caratterizzata dalla stretta collaborazione tra l’investitore e il promotore finanziario nella definizione e costruzione del portafoglio, dove il secondo viene pagato dal primo con una commissione basata sul patrimonio presente nel conto sotto advisory.

In Europa, il fenomeno è ancora agli inizi e potrebbe accelerare con lo sviluppo della consulenza indipendente, ma molto dipende dall’evoluzione normativa. Sicuramente, l’attuale struttura distributiva e il fatto che i risparmiatori abbiano gran parte del proprio patrimonio presso le banche tradizionali frena il cambiamento.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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