I bond continuano a inciampare

Le ultime settimane sono state difficili per il mercato obbligazionario. Soprattutto quello corporate, sia investment grade sia ad alto rendimento. Ma in Europa il debito delle società ha fatto meglio di quello governativo. 

Marco Caprotti 17/09/2015 | 18:55
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La fase difficile del comparto obbligazionario non sembra voler finire. L’indice Barclays Global Aggregate nell’ultimo mese (fino al 16 settembre e calcolato in euro) ha perso l’1,12%.

Il periodo, soprattutto nelle settimane di agosto, è stato particolarmente difficile per il debito corporate sia investment grade sia high yield (solo la carta aziendale europea è riuscita a fare meglio dei bond sovrani domestici). In generale, il rendimento dei titoli di debito investment grade è arrivato a toccare il 4%, il più alto degli ultimi due anni. Il complessivo sell-off è stato guidato soprattutto dalle preoccupazioni in merito agli utili societari soprattutto per quanto riguarda gli emittenti di debito high yield. Un segmento che gli investitori stanno tornando a guardare con interesse è quello dei bond degli istituti di credito del Vecchio continente. Tutte le banche europee importanti dal punto di vista sistemico si sono già conformate agli standard prescritti da Basilea 3 sulla disciplina del capitale core tier 1 per il 2019. Le banche hanno anche annunciato utili molto forti.

Gli Usa soffrono con le commodity
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, i bond ad alto rendimento hanno sofferto per il continuo calo del prezzo del petrolio e delle commodity in generale, con rendimenti che sono arrivati anche al 7,5% per le emissioni delle società legate a questi due comparti. Il segmento energy, peraltro, è uno dei più rappresentati all’interno del paniere City High Yield Market Index. Il crollo del listino (-8%), quindi, in gran parte è imputabile al momento difficile del barile. Al netto di questa componente, la discesa sarebbe stata dello 0,9%.

Le scelte operative
Cosa si devono aspettare adesso gli investitori? “Per quanto riguarda i corporate, gli spread fra gli investment grade e gli high yield si sono allargati”, spiega Andy Brunner, analista obbligazionario di Morningstar. “I primi, in particolare, hanno dovuto fare i conti con una forte ondata di nuove emissioni. Nel breve termine, per quanto riguarda gli Stati Uniti, i differenziali dovrebbero continuare ad allargarsi a causa dell’arrivo di carta sul mercato. La buona notizia è che dovrebbe trattarsi di debito di emittenti già presenti sul mercato, quindi non dovrebbero distrarre troppo l’attenzione degli operatori. Questo significa che gli spread, nel giro di qualche tempo potrebbero restringersi. Il debito ad alto rendimento, tuttavia, continuerà ad essere ostaggio degli umori del petrolio. Quindi è lecito attendersi una forte volatilità ma anche buoni rimbalzi. In Europa, intanto, i bond corporate dovrebbero continuare a fare meglio di quelli governativi, ma le valutazioni resteranno basse ancora per un po’ di tempo”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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