Molto rumore per nulla sull’hi-tech

I conti di Apple, Ibm e Microsoft confermano i punti di forza e di debolezza dei tre colossi americani. I dati intermedi hanno scosso Wall Street, ma gli analisti di Morningstar lasciano invariati i fair value dei titoli che al momento risultano equamente valutati dal mercato. 

Francesco Lavecchia 23/07/2015 | 17:15
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La brutta reazione di Wall Street alle trimestrali di Ibm e Microsoft e Apple è stata esagerata. Almeno per gli analisti di Morningstar, secondo cui i primi due gruppi non fanno altro che proseguire nella loro fase di transizione, la società di Cupertino ha mostrato ancora una volta la sua dipendenza dalle vendite dell’iPhone. Dopo la pubblicazione dei dati, Morningstar ha lasciato invariato il fair value per i tre big dell'hi-tech a stelle e strisce e ha confermato la raccomandazione di mantenere un atteggiamento prudente sui loro titoli.

Microsoft penalizzato da Nokia
Il quarto trimestre di Microsoft mette in luce i punti di forza e quelli di debolezze dell’azienda americana. Le vendite di smartphone Lumia continuano a deludere le aspettative. Il management resta convinto nella possibilità di poter guadagnare fette di mercato con un numero più ridotto di modelli, ma intanto ha svalutato per intero il valore delle attività legate al segmento hardware dei telefoni (7,6 miliardi di dollari). Le buone notizie, invece, arrivano dal business commerciale. La domanda di server e dei servizi di IT è salita del 9% (a cambi costanti), quella legata al segmento cloud è balzata addirittura del 96% (al lordo del tasso di cambio) e anche il pacchetto Office 365 sta ottenendo una buona risposta dalle imprese. Microsoft sta attraversando un passaggio cruciale, che dovrebbe traghettarla da un modello di business basato su Windows a uno centrato sui servizi cloud e mobile.

Il management crede che l’offerta di applicazioni e servizi che siano fruibili anche su piattaforme diverse da Windows possa contribuire a stabilizzare, se non addirittura ad aumentare, la base dei clienti, ma le vere sfide sono quelle di far tornare a crescere le vendite di dispositivi Microsoft e di ridare nuova vita al sistema operativo Windows. A fine mese ci sarà il lancio della versione 10, alla quale il gruppo si aggrappa per tornare a riguadagnare quote di mercato. “Nonostante nei prossimi cinque anni ci aspettiamo una crescita del fatturato a un tasso medio superiore all’8%, i margini di profitto sono visti in graduale peggioramento. E questo a causa dell’acquisizione di business non redditizi come Nokia e dell’investimento nella produzione di hardware a basso valore aggiunto come Surface e la consolle Xbox”, dice Norman Young analista azionario di Morningstar. “La nostra stima del fair value è di 46 dollari per azione, ma salirebbe a 48 dollari se l’azienda smettesse di investire nel business degli smartphone”.

Ibm nel mezzo della transizione
I numeri del secondo trimestre di Ibm hanno mostrato un caldo del fatturato del 13% (-1% a cambi costanti e al netto delle dismissioni) e una contrazione degli utili del 15%. Il management si è affrettato a evidenziare i progressi nelle nuove aree strategiche dell’azienda (cloud, analytics ed engagement), il cui contributo è salito del 30%, mettendo in secondo piano le continue difficoltà in altri segmenti di attività come quello hardware (-32%), software e dei servizi (entrambi in calo del 10%).

“Il gruppo americano ha compreso i cambiamenti del settore e sta lavorando per realizzare una transizione verso un modello di business sempre più centrato sullo sviluppo di software”, dice Peter Washlstrom analista azionario di Morningstar. “Il management ha disegnato un piano pluriennale che porterà Ibm verso una nuova fase dell’azienda, ma il suo completamento richiederà tempo, anche perché molti degli investimenti operati (come Bluemix e Watson Health Group, per esempio), daranno i loro frutti nel medio-lungo termine”.

Le aspettative sono per un ritorno alla crescita del fatturato solo nel 2019 (+1%). Questo impedirà un aumento degli utili e dei margini di profitto e rischia di frenare, di conseguenza, molti investitori dallo scommettere sul titolo Ibm. Al momento il prezzo di mercato delle azioni del gruppo sono sostanzialmente in linea con il fair value, che è pari a 178 dollari, e i multipli che ne derivano (price earning) sono anche coerenti con i valori medi del settore. Ibm gode di una posizione di vantaggio all’interno del settore (Economic Moat), come testimoniano il fatto di aver attraversato decenni di cambiamenti tecnologici mantenendo un elevato livello della profittabilità e il consolidamento del rapporto con la clientela modificando costantemente la sua offerta. E questi sono i due elementi che danno fiducia sulla possibilità che Ibm possa continuare a mantenere la sua leadership nel mercato dell’hi-teck. 

Apple iPhonecentrica
Dalla trimestrale di Apple gli analisti si aspettavano un test di gradimento sull’Apple Watch e invece hanno ricevuto l’ennesima conferma che il fatturato dell’azienda dipende essenzialmente dalle vendite di iPhone. Nel terzo periodo dell’esercizio il gruppo ha registrato ricavi per circa 50 miliardi di dollari, +33% rispetto allo scorso anno. Ma, di questi, ben 31 miliardi derivano dalle vendite dello smartphone. iPhone non è solo il prodotto di punta del gruppo ma anche quello che mostra le migliori prospettive di crescita. Rispetto al terzo trimestre del 2014, le vendite degli smartphone di casa Apple sono salite complessivamente del 35% (dell’87% in Cina).

Questo dato è particolarmente interessante sia per le prospettive di crescita garantite dal paese asiatico, dove il reddito medio delle famiglie è visto in progressivo miglioramento, sia perché è stato un prezzo medio di vendita in linea rispetto a quello dello scorso anno. Questo dimostra che i cinesi non comprano le vecchie versioni del dispositivo e che è ragionevole aspettarsi un progressivo aumento dei margini di profitto in questa regione. A far storcere il naso agli operatori è stato il dato relativo alle vendite dell’Apple Watch.

Le unità piazzate sul mercato sono state fino ad ora tre milioni, per un ricavo di circa 1,5 miliardi di dollari. L’Ad Tim Cook ha precisato come questi dati siano in linea con i precedenti debutti di iPhone e iPad, ma le guidance del management per il prossimo trimestre indicano come le aspettative della società indichino un veloce progresso delle vendite. “Ad Apple vanno riconosciute delle attenuanti, poiché, esattamente come avvenuto per i suoi precedenti prodotti, la distribuzione di Apple Watch non sarà capillare sin dall’inizio”, dice Brian Colello analista azionari di Morningstar. “Per questo riteniamo del tutto ingiustificate le forti vendite sul titolo alla pubblicazione dei dati e, anzi, confermiamo il fair value del titolo a 140 dollari per azione ”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Apple Inc173,03 USD2,20Rating
International Business Machines Corp164,69 USD0,16Rating
Microsoft Corp397,84 USD0,73Rating

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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