Concentrarsi sul vantaggio competitivo (Economic moat), soprattutto su quello “Ampio”, nel corso del tempo permette di battere il mercato. Dalla sua introduzione nel 2002, questo tipo di strategia (espressa nel Morningstar Wide moat focus index) ha fatto meglio della maggior parte dei fondi comuni americani dedicati alle large e alle mid cap.
Nel corso dell’ultimo e molto volatile decennio, la strategia è stata cambiata ed è stata in grado di generare alpha in diverse momenti di Borsa. La volatilità, peraltro, non deve spaventare. Periodi difficili per i mercati spesso gettano i semi per momenti di rally in futuro. L’obiettivo è di concentrarsi su società forti, ma che vengono snobbate dal mercato in attesa che gli investitori le riscoprano. Una passiva replica dei titoli con wide moat, infatti, non funziona. Le valutazioni dei titoli restano uno degli elementi necessari per andare a caccia di rendimenti.
Punti chiave
-Di recente l’indice ha fatto peggio del mercato. Ma dobbiamo sottolineare che periodi di sottoperformance sono comuni, devono essere attesi e – particolarmente importante – sono necessari a questo tipo di strategia. Nell’ultimo decennio, sei titoli che più hanno contribuito a questo tipo di strategia sono stati quelli che sono andati peggio nei 12 mesi precedenti. Fra questi ci sono nomi come Apollo Group e American Express.
-Ultimamente, il ribasso del prezzo del petrolio ha pesato sulle quotazioni dei titoli energy che hanno un buon vantaggio competitivo. Fra questi ci sono quelli di società come William, Oneok e Spectra che hanno una scarsa correlazione con l’andamento del barile e che, secondo noi, sono stati ingiustamente penalizzati dal mercato. Questo, tra l’altro, conferma la nostra tesi che acquistare con pazienza aziende di qualità a buoni prezzi è fondamentale per un investimento di lungo termine di successo.
-Questo tipo di strategia, inoltre, permette di contenere le perdite nei momenti in cui il mercato entra nelle fasi Orso.
Il ruolo delle large cap
Uno degli elementi che risalta dalla metodologia relativa al vantaggio competitivo è che la maggior parte delle aziende con un wide moat fanno parte del segmento delle large cap. Questo per diversi fattori. Molti elementi che formano l’Economic moat (come i vantaggi di costo, le efficienze di scala e il buon funzionamento delle filiali) sono un diretto beneficio delle dimensioni di un’azienda rispetto a quelle concorrenti. Altri due elementi (come il valore degli asset intangibili e gli alti costi dei clienti per passare a un altro fornitore), pur non essendo un’esclusiva delle grandi aziende tendono comunque a rappresentarne fattori importanti. Uno dei risultati a cui si arriva è che le grandi aziende che hanno un buon vantaggio competitivo tendono a resistere molto di più nelle condizioni avverse di mercato.
La costruzione di un portafoglio basato sul wide moat, per sua natura, almeno in teoria, non può essere fatto su base settoriale. I mercati però sono mutevoli e, come nel caso dell’energy, in particolari situazioni può essere utile andare a vedere cosa sta succedendo all’interno di interi segmenti. Il suggerimento è quello di monitorare il portafoglio per fare le eventuali correzioni ai pesi almeno una volta ogni trimestre.
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