Chi minaccia la ripresa Usa

Il mercato americano continua a correre. Ma small cap e blue chip viaggiano su binari diversi. Lo stesso fanno i discretionary e gli staples nel settore dei consumi. Sono segnali preoccupanti, dicono gli operatori, che indicano scarsa fiducia. E che possono innescare la frenata. 

Marco Caprotti 11/06/2014 | 15:15
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Nubi nere minacciano la corsa dei mercati americani? L’indice S&P500 nell’ultimo anno non ha fatto altro che infrangere nuovi record al rialzo. Ma, dicono gli analisti, ci sono due segnali che vanno presi molto sul serio: il diverso andamento fra small e large cap e quello fra i beni di consumo voluttuari (i cosiddetti discretionary) e di prima necessità (staples).

Da aprile 2013 il paniere principale americano sembra aver accelerato ancora di più il passo arrivando a superare, alla fine di maggio di quest’anno, la soglia psicologica dei 1.900 punti. Il tutto, peraltro, in mezzo a un grande dibattito fra gli analisti sulla sostenibilità delle valutazioni (se messe in rapporto con gli utili attesi).

Nel frattempo il paniere ha raddoppiato il suo valore rispetto ai minimi del marzo 2009 (nel pieno della crisi scatenata dai mutui subprime). Nonostante questo, è difficile trovare investitori pieni di entusiasmo come era successo, ad esempio, durante la febbre di Internet o nel corso del boom immobiliare. “E’ un atteggiamento strano”, spiega una nota della società di consulenza AdviceIQ. “Quando i mercati corrono, di solito, le persone vogliono cavalcare il Toro”.

Cosa c’è dietro l’angolo
Resta il fatto che gli asset Usa vengono acquistati, come dimostrano i continui rialzi di Wall Street. Un’eccessiva esposizione all’equity, tuttavia, corre il rischio di trasformarsi in massicci ordini di vendita che deprimono il mercato quando le valutazioni salgono troppo. Senza contare la possibilità di shock o di crisi che possono far evaporare la fiducia degli investitori. Il problema è che, quando si verificano eventi di questo tipo, ormai è troppo tardi per vendere a prezzi vantaggiosi.

Per questo molti operatori cercano di guardare oltre l’orizzonte per capire se ci sono segnali di pericoli in arrivo. Il primo a essere stato captato è quello di un diverso comportamento fra le azioni a piccola capitalizzazione (che scendono) e le blue chip (in salita). “Per i pessimisti questo è indice che le cose stanno per peggiorare”, spiega lo studio di AdviceIQ. “Negli ultimi 14 anni non si è mai visto un rally che non fosse guidato dalle small cap. Il fatto che questa volta non stia accadendo, pone seri dubbi sulla fiducia che hanno gli investitori riguardo alla tenuta della ripresa economica Usa. Le aziende più piccole per crescere hanno bisogno di un quadro congiunturale e finanziario favorevole. Il fatto che i loro titoli stiano andando male in Borsa suggerisce che, secondo molti operatori, le condizioni macro americane peggioreranno”.

Un discorso simile si può fare anche per i due segmenti che compongono i beni di consumo: i titoli voluttuari scendono, mentre quelli delle società che fanno prodotti di prima necessità salgono. L’allarme suona anche questa volta: le società del comparto discretionary per prosperare hanno bisogno della crescita dell’economia. “La discrepanza fra l’andamento del segmento più aggressivo e di quello più prudente fa nascere qualche dubbio”, dice il report.

Va detto però che dal mercato arrivano anche alcuni segnali rassicuranti: la volatilità, per esempio, resta piuttosto bassa, mentre non ci sono state corse verso il Treasury decennale (considerato un porto sicuro quando le cose vanno male).

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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