Chi cerca rendimenti con i dividendi deve avere una visione globale. Il suggerimento emerge da uno studio di Henderson Global Investors (Hgi): se è vero, infatti, che gli Stati Uniti nel 2013 hanno dato la fetta maggiore dei payout distribuiti a livello mondiale (37%), ci sono anche altre aree che non vanno sottovalutate. L’Europa continentale, ad esempio, contribuisce con il 22%, che diventa il 33% se si aggiunge il Regno Unito. Distaccati di parecchie lunghezze ci sono i mercati emergenti (14%), l’Asia-Pacifico (11%) e, per ultimo, il Giappone (5%). “Avere una strategia basata sui dividendi con un orizzonte globale, permette di avere reali benefici in termini di diversificazione”, spiega nel report Alex Crooke, responsabile dell’azionario mondiale di Hgi.
L’ammontare totale distribuito dalle società a livello mondiale è cresciuto sostanzialmente negli ultimi anni, arrivando a superare i mille miliardi di dollari, in crescita del 45% rispetto al 2009. Un miglioramento che riflette le buone condizioni dei mercati equity e una maggiore solidità finanziaria delle aziende che possono permettersi di distribuire cedole più generose.
Gli emerging si sono dati da fare
L’aumento più consistente è arrivato dagli emerging market, dove i payout sono più che raddoppiati negli ultimi cinque anni. Va però aggiunto che la maggior parte della crescita è avvenuta dal 2009 al 2011. Negli ultimi anni, invece, i dividendi hanno risentito della fase di appannamento che stanno attraversando le aree in via di sviluppo. Resta il fatto che, secondo lo studio, ogni sette dollari distribuiti ai soci a livello globale, uno arriva dagli emergenti.
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