Pazienza e disciplina pagano sempre, soprattutto quando si va a caccia di aziende con il miglior vantaggio competitivo. La conferma a questa regola arriva grazie all’analisi del Wide Moat Focus Index (Wmfi), un indice creato da Morningstar che raccoglie le 20 azioni che hanno il miglior vantaggio competitivo unito alle valutazioni più interessanti.
Il paniere è stato creato nel 2007, ma gli analisti, grazie a una serie di calcoli e simulazioni, sono stati in grado di studiare i risultati a partire dal 2002. Da allora il benchmark ha battuto del 95% i fondi dedicati alle large cap. Negli ultimi tre e cinque anni, invece, ha segnato +16,5% e +22,7 (+10,2% dal 2002). Negli stessi periodi l’S&P500, l’indice di riferimento di Wall Street ha registrato, rispettivamente, +13,6%, +17,3% e +3,5%. Questi risultati, secondo noi, sono stati ottenuti grazie a una rigorosa selezione basata sulla nostra metodologia per l’analisi dell’Economic moat che, fra le altre cose, ci permette di identificare le azioni più sottovalutate.
Moat e diversificazione
Nell’ultimo decennio il Wide Moat Focus Index (Wmfi) è stato concentrato soprattutto sulle azioni cosiddette large cap. Una conseguenza del fatto che, nel 70% circa dei casi, le aziende che hanno una capitalizzazione più grande sono quelle che hanno un miglior vantaggio competitivo anche grazie alle migliori economie di scala che queste società riescono ad avere. Un vantaggio dell’indice nella creazione di portafogli è la sua diversificazione a livello settoriale. Da questo punto di vista, infatti, non esistono limiti ai segmenti che possono essere presi in considerazione. Questo elemento contribuisce anche a una certa dinamicità del paniere. Ad esempio, all’inizio del 2010 il 30% dei titoli presenti nel benchmark faceva parte del comparto beni di consumo discrezionali mentre nel primo trimestre del 2012 questa componente era praticamente pari a zero. Oggi il benchmark è particolarmente esposto sui beni di consumo (ciclici e difensivi) e sull’healthcare con una buona presenza di tecnologia. Questo perché, nel frattempo, società di altri settori sono diventate interessanti dal punto di vista dell’Economic moat e delle valutazioni di mercato.
La diversificazione, in questo senso, serve anche per avere un investimento sganciato da quello degli indici principali. L’S&P500, per citare uno dei più famosi, rappresenta un po’ tutti i segmenti di mercato mentre il Wmfi in passato non ha visto l’inclusione dell’energia, dei material, delle tlc e delle utility. Tutti settori che, insieme, formano circa il 20% dell’S&P500. Il paniere maggiore di Wall Street, tuttavia, non può contare su una forte concentrazione di aziende che hanno il miglior vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti.
Alpha e (pochi) rischi
Un altro aspetto particolare dell’indice Wide Moat e il fatto che non ha bisogno di correre eccesivi rischi per generare alpha (rendimento). Il fatto che il paniere sia creato esclusivamente attraverso la selezione di azioni su cui i nostri analisti danno buoni giudizi in termini di valutazioni e di vantaggio competitivo (che, per loro natura sono le meno pericolose) riesce a ridurre al minimo i rischi. Questo non esclude la volatilità (come è successo in passato, ad esempio, rispetto all’S&P500 e all’insieme dei titoli Wide Moat), sia in termini di deviazione standard che di Beta. Ma l’extra-rendimento che il paniere è riuscito a generare (calcolato con l’indice di Sharpe e con quello di Sortino. Il primo misura l’eccesso di rendimento in rapporto alle unità di rischio volatilità assunte, mentre il secondo penalizza solo le variazioni al ribasso) ha più che compensato per i patemi d’animo che, nel frattempo, sono venuti agli investitori. Facendo un’analisi sui momenti di alto e basso dei mercati il Wmfi ha guadagnato il 22% in più dei mercati nelle fasi di Toro mentre è sceso meno dell’8% nei momenti di Orso.
Sfruttare le inefficienze
Alla luce del fatto che il vantaggio competitivo è uno degli elementi meno analizzati dagli investitori, crediamo che l’utilizzo di un indice come il Wmfi possa dare agli operatori la possibilità di sfruttare alcune inefficienze dal punto di vista comportamentale del resto del mercato. La principale è quella di concentrarsi sui risultati di breve periodo. La minore competizione per i risultati di lungo termine porta a valutazioni più interessanti per alcune azioni, soprattutto considerando gli orizzonti più lontani. Chi pensa nel breve, tra l’altro, ha la tendenza a utilizzare le ultime informazioni su una società come se fossero indicative di un trend di lungo periodo.
Cosa c'è nell'Wmif
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