Liquidità, molto rumore per nulla

Il tapering annunciato dalla Fed, dicono gli operarori, non implica un inasprimento della politica monetaria. E la stretta cinese è meno pericolosa di quello che sembra. Il mercato ha i mezzi per difendersi. 

Marco Caprotti 26/06/2013 | 16:17
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I mercati non moriranno di sete. Anche se i rubinetti del credito americani e cinesi verranno stretti, dicono gli operatori, la situazione congiunturale è tale per cui sulle Borse si può continuare a comprare con relativa tranquillità. Nel frattempo, però, gli operatori hanno iniziato a sentire la bocca secca.

La prima a far scatenare le paure di una congiuntura più debole senza iniezioni di liquidità è stata la Federal Reserve quando ha confermato le proprie misure di politica monetaria ma, al tempo stesso, ha indicato che potrebbe “iniziare a tagliare il piano di acquisto di bond alla fine dell’anno se le previsioni su inflazione e disoccupazione sono corrette”.

Le mosse della Fed
La Banca centrale Usa ha comunque sottolineato che una decisione in merito a un rialzo dei tassi di interesse è ancora lontana.  “Le recenti dichiarazioni della Federal Reserve, hanno fatto lievitare la volatilità sui mercati in tutte le classi di attivi”, spiega una nota di Mark Burgess, Chief Investment Officer di Threadneedle. “Le misure di allentamento quantitativo hanno fornito ai mercati un sostegno determinante, e l’inizio di un ciclo di inasprimento monetario tende solitamente a mettere in difficoltà gli investitori.  Ad ogni modo, il famigerato tapering preannunciato dalla Fed sarà solo una riduzione degli stimoli monetari, non un vero e proprio inasprimento. Ci attendiamo tassi d’interesse estremamente bassi per un periodo prolungato. La Fed interverrà solo in seguito a un miglioramento della spinta economica. E, a nostro avviso, le pressioni inflattive saranno estremamente limitate in un’ottica di breve termine.  La combinazione di crescita in miglioramento, bassa inflazione e politica monetaria ancora accomodante dovrebbe offrire un quadro discreto ai mercati azionari. Continuiamo a sovrappesare il segmento azionario rispetto al benchmark e abbiamo approfittato della recente correzione per aumentare l'esposizione in Giappone, passando a una posizione di sovrappeso.  Nutriamo infatti molta fiducia nel potenziale di ripresa degli utili aziendali in questa nuova realtà nipponica all’insegna della Abeconomic”. 

La minaccia cinese
Un’altra spallata alle Borse è arrivata dalla Cina. A scatenare la corsa alle prese di beneficio è stata l’improvvisa stretta registrata sul mercato del debito interbancario a breve che giovedì ha visto i tassi balzare a livello record con il repo (il tasso a cui vengono remunerati i prestiti fatti fra le banche) a sette giorni salito in sole 24 ore di 3,8 punti percentuali a oltre il 12%. Da giovedì scorso i tassi sono scesi sensibilmente, ma rimangono sopra il 6%. Un livello che mette in seria difficoltà soprattutto gli istituti bancari medi e piccoli che dipendono in larga parte dal debito interbancario. Secondo gli esperti, il balzo dei tassi a breve è frutto di una precisa strategia varata da Pechino per mettere un freno al mercato del credito - soprattutto di quello al settore immobiliare - ma i cui rischi potrebbero essere stati sottovalutati. La Banca centrale ha prontamente fatto sapere di voler continuare ad attuare una prudente politica monetaria intervenendo quando sarà necessario e ha promesso di aumentare la liquidità e mantenere una stabile e moderata crescita dell’offerta di credito.

“Una stretta da parte della Cina era desiderabile, ma la tempistica, soprattutto alla luce delle notizie arrivate dall’America, non poteva essere peggiore”, spiega uno studio di Matthew Asia Fund. “L’insieme delle manovre delle due Banche centrali ha fatto pensare agli investitori che non appena la crescita manderà segnali convincenti, gli istituti si muoveranno per evitare che acceleri”.  Il mercato comunque, sembra avere le difese per far fronte a qualsiasi situazione. “Se la crescita dovesse ripartire si creerebbe uno scenario favorevole per le azioni”, continua lo studio. “Se le cose, invece, dovessero andare male, allora i ribassi a cui abbiamo assistito sarebbero giustificati. Le Banche centrali, però, probabilmente interverranno con nuove misure di stimolo e trasformando l’equity in occasione di acquisto. La strategia ideale, nel frattempo, è quella di individuare le aziende che sono capaci di navigare tranquillamente, a prescindere dalle politiche monetarie di breve periodo”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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