Etf, i costi fanno la differenza

Secondo un recente sondaggio, le commissioni totali sono il fattore più importante nella scelta di un Etf da parte degli investitori europei. 

Valerio Baselli 30/04/2013 | 14:05
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Quanto mi costa? In fin dei conti, questa rimane la domanda più importante quando si decide di comprare un bene o un servizio e i prodotti d’investimento non fanno eccezione. Secondo un recente sondaggio pubblicato dal centro di ricerca Edhec-Risk Institute, il Total expense ratio (Ter) resta la discriminante più importante nella scelta di un Exchange traded fund (Etf). Al sondaggio, condotto su scala europea, hanno partecipato 212 utilizzatori di Etf, sia istituzionali che retail.

Ecco la classifica dei fattori considerati più importanti nella scelta di un replicante.

Total expense ratio
Per più di due terzi degli intervistati (68%), il Ter è il primo criterio di selezione. Questo risultato dimostra che gli investitori esaminano i costi degli Etf attentamente, nonostante siano già un veicolo relativamente a basso costo.

Questo, inoltre, indica che le recenti decisioni da parte di alcuni emittenti di tagliare le commissioni vanno nella giusta direzione. Malgrado la cosiddetta “guerra dei prezzi” è oggi un fenomeno più evidente sul mercato americano, anche in Europa si sta intensificando la pressione competitiva che spinge verso questa direzione, grazie all'ingresso di nuove società a basso costo come Vanguard (per approfondire, clicca qui).

Indice sottostante
L’indice replicato è stato citato come il secondo più importante criterio di selezione; la cosa sembra perfettamente logica, anzi, potrebbe anche sorprendere che non sia questo il primo criterio di selezione. L’analisi della composizione dell’indice sottostante è fondamentale per sapere in cosa si sta investendo e quali rischi si stanno assumendo, soprattutto alla luce delle continue innovazioni dei benchmark.

Bid-offer spread
Sul terzo gradino del podio troviamo il bid-offer spread o spread denaro-lettera, ovvero la differenza tra il prezzo di vendita e quello di acquisto. In fin dei conti, non è nient’altro che un ulteriore costo per chi compra e vende un Etf ed è anche utilizzato come misura per la liquidità di un prodotto. Per approfondire i meccanismi e gli effetti del bid-offer spread, clicca qui.

Tracking error
Un altro criterio di selezione considerato fondamentale dagli intervistati è il tracking error, ovvero la differenza tra la perfomance dell’Etf e quella dell’indice replicato. Teoricamente, più il tracking error di un fondo è basso, più quel fondo è efficiente nella replica. In realtà, però, quando si misura la fedeltà di un replicante, le valutazioni da fare dovrebbero spingersi più in là del semplice tracking error per essere più affidabili (clicca qui per leggere). Anche per questo, Morningstar ha recentemente presentato un nuovo indicatore, che mira a fornire un’indicazione più puntale del semplice tracking error, l’Estimated holding cost.

Rischio controparte
Il sondaggio evidenzia inoltre come gli investitori siano sensibili al tema del rischio DI controparte. La questione è stata ampiamente affrontata dagli analisti di Morningstar, i quali hanno evidenziato le principali criticità della replica fisica e della replica sintetica.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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