Caccia al rendimento in Europa

La situazione economica del Vecchio continente e la crisi politica italiana rendono sempre più difficile la vita degli investitori. Anche il Giappone complica le cose. Ma per i più selettivi le occasioni nell'equity non mancano. Fra i bond, invece...

Marco Caprotti 11/04/2013 | 11:29
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La caccia al rendimento diventa sempre più un lavoro da cecchini. Soprattutto in Europa, dove la difficile situazione economica, la crisi politica italiana e il pessimismo della Bce sui tempi della ripresa rendono complicato identificare delle buone opportunità di investimento. “Ora che anche il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, è entrato nel campo dei pessimisti, è necessario un piano B per portare la regione fuori dalla crisi”, spiega Andy Brunner, analista di Morningstar. “L’Omt (Outright monetary transaction, il progetto varato dall’istituto per contenere gli spread nei paesi periferici, Ndr) è utile per ritardare il contagio finanziario da parte degli stati più deboli. Ma l’unico sistema per evitare che il rischio aumenti è quello di mettersi sulla strada della ripresa economica il più in fretta possibile”.

L’ostacolo giapponese
A rendere più arduo il compito del Vecchio continente ci si è messo anche il Giappone.  Sotto la guida del nuovo governatore, Haruhiko Kuroda, la Bank of Japan ha deciso di pompare liquidità nel sistema ed espandere la base monetaria. In due anni, arco di tempo fissato per portare l’inflazione al 2%, la Nippon Ginko raddoppierà la quantità di titoli di Stato ed Exchange traded fund posseduti, con il via libera all’acquisto di bond governativi anche a lunghe scadenze, tra cui i quarantennali. In soldoni, si tratta di un piano di allentamento monetario simile a quello della Federal Reserve. L’importo però, è decisamente superiore (rispetto al Pil è quasi il doppio). Grazie a questa mossa l’istituto nipponico è diventato la Banca centrale dei paesi sviluppati con la politica monetaria più espansiva. Questo ha scatenato i mercati finanziari che stanno mandano alle stelle la Borsa di Tokyo e colando a picco lo yen. Ad approfittarne sono soprattutto i titoli delle aziende giapponesi legate alle esportazioni che, in questo modo, diventano più competitivi.

Tutto ciò crea grattacapi in più per il Vecchio continente. “I mercati europei paiono più vulnerabili vista la debolezza dell’economia e l’inconsistenza dell’azione dei policymakers”, spiega uno studio di Banca Intermobiliare. “Il recupero di competitività del Giappone potrebbe porre la Germania in una difficile posizione competitiva sui mercati internazionali e determinarne una sottoperformance del mercato azionario analoga a quella di altri paesi in diretta concorrenza con il Sol levante come la Corea del Sud e Taiwan”.

Le scelte operative
Dal punto di vista operativo, però, la situazione non è drammatica. Almeno per quello che riguarda l’equity. “L’incertezza sull’evoluzione della zona potrebbe continuare a pesare durante le prossime settimane, ma ritengo ancora che questo tipo di situazione rappresenti un’opportunità per aumentare l’esposizione verso i titoli azionari”, spiega un nota firmata da Gilles Guibot gestore dei fondi Axa WF Framlington Italy e Axa WF Framlington Eurozone. “Le azioni della zona euro rimangono interessanti per un investitore di medio termine, alla luce non solo delle valutazioni, ma soprattutto della loro esposizione alla crescita mondiale. Ma più che mai, l’importante è rimanere selettivi, anche perché alcune società cominciano ad essere ben prezzate e reagirebbero male in caso di delusione delle attese”.

Più delicata la questione che riguarda il reddito fisso. “I guadagni di molti bond governativi considerati porti sicuri (come, in Europa, quelli tedeschi) si sono vaporizzati”, spiega un report di Franklin Templeton Investments. “Quest’anno, però, si possono avere dei buoni rendimenti diversificando in altre aree geografiche come i mercati emergenti. Lituania, Cile e Messico, ad esempio, presentano un quadro migliore rispetto agli Stati Uniti”. Questo non significa che la carta degli stati più sviluppati sia da buttare. “I titoli governativi italiani e francesi trattano a valori ragionevoli se confrontati con quelli tedeschi”, dice lo studio. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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