Cina chiama Ue, Sidney sente Pechino

Crisi del debito e crescita asiatica cambiano la geografia economica mondiale. Gli alti e bassi delle Borse fanno tornare voglia di dividendi.

Sara Silano 09/12/2011 | 15:04
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Un tour per le Borse mondiali. E’ quello che gli analisti e giornalisti di Morningstar hanno realizzato nell’ultima settimana, forti delle esperienze e competenze nei singoli paesi. A conclusione del viaggio, sono emersi alcuni temi forti che accomunano i mercati e specificità che hanno reso alcune aree relativamente immuni dalle ultime crisi finanziarie.

Il ritorno della filosofia del cassettista
Dopo la corsa al capital gain (il guadagno derivante dalla variazione tra il prezzo di vendita e di acquisto di un’azione), che ha avuto il suo culmine nella bolla Internet, gli analisti invitano a tornare a cercare il dividend yield, ossia il rendimento che deriva dallo stacco dei dividendi. Uno studio di Fernando Luque, editor di Morningstar in Spagna, mostra come i mercati con i più alti dividend yield abbiano anche avuto la miglior performance nell’ultimo decennio. Inoltre, un’analisi del mercato italiano ha messo in luce come tra i titoli che hanno fatto meglio dell’indice Ftse/Mib nell’ultimo anno ce ne sono molti che hanno distribuito le cedole più alte (per approfondire, leggi qui).

Non solo i dividendi hanno provato di essere un’ancora nelle tempeste dei mercati finanziari, ma i rendimenti sono spesso migliori di quelli dei titoli governativi di maggior qualità. Emblematico il caso degli Stati Uniti, dove si stima che il dividend yield delle società dell’S&P500 sarà più alto di quello del Treasury decennale a fine 2011.

L’eco della crisi europea risuona in Cina
Il sistema bancario cinese è in una fase di profondo cambiamento, che dura da oltre trent’anni. Molti passi nella liberalizzazione dei tassi di interesse sono stati fatti, ma per completare questo percorso Pechino ha bisogno che la crisi finanziaria internazionale si attenui e che l’Europa esca dal tunnel del debito sovrano. Gli analisti di Morningstar in Cina prevedono che ulteriori sviluppi in questa direzione potrebbero esserci verso la metà del 2012 (per approfondimenti, leggi qui). 

Eurolandia è considerata il pendolo che determinerà la direzione dei mercati azionari mondiali il prossimo anno. Le previsioni dei gestori, formulate in abbondanza in queste ultime settimane del 2011, non possono prescindere dalla crisi del Vecchio continente. Le azioni europee sono sottovalutate, ma il rischio dell’area è ancora troppo elevato per attirare capitali.

Canada e Australia fuori dal coro
Per la Borsa canadese, lo scorso non è stato il “decennio perduto” a differenza dei principali mercati occidentali. La sua forza sono state le materie prime, che però nel 2011 sono diventate anche la sua spina nel fianco, a causa del calo dei prezzi. Il paese, tuttavia, resiste alle turbolenze internazionali, grazie a conti pubblici da tripla A e un elevato grado di affidabilità del sistema creditizio.

Anche l’Australia è uno dei pochi paesi sviluppati a non essere schiacciato dal debito. La sua forza è nel commercio con l’Asia, ed in particolare con la Cina, che è affamata delle sue materie prime. Ecco perché Sidney guarda più a Pechino che ai problemi dell’Europa.

Il viaggio sulle piazze finanziarie internazionali rivela una realtà diversa da quella che emerge nei tradizionali indici a capitalizzazione, dove gli Stati Uniti e l’Europa sono le aree che pesano di più. Le interdipendenze disegnano nuove geografie economiche, mentre gli elevati debiti pubblici occidentali cambiano la mappa del rischio. Un mutamento che non è ancora stato colto dalla maggior parte degli investitori.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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