Le commodity scommettono sul 2013

L'anno prossimo, dicono gli operatori, crescerà la domanda di materie prime da parte dei paesi emergenti. Gli investitori le mettono in portafoglio. 

Marco Caprotti 18/12/2012 | 15:02
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Il mercato si prepara a una corsa delle commodity. L’indice S&P del settore nell’ultimo mese ha guadagnato il 3,5% portando a +4,8% la performance da inizio anno. Un andamento solo in apparenza in controtendenza rispetto alle stime di rallentamento dei paesi più sviluppati che circolano ultimamente e che dovrebbero portare a una minor richiesta di materie prime. La domanda da parte di quelli emergenti, infatti, secondo un report di Goldman Sachs dovrebbe restare tonica.

In base alle previsioni della Banca centrale europea, ad esempio, il Vecchio continente l’anno prossimo dovrebbe vedere una contrazione del Pil (Prodotto interno lordo) dello 0,3%. La regione, da sola, pesa per il 18% del consumo mondiale di rame e per il 14% di quello energetico. Più in generale quest’anno, secondo il Fondo monetario internazionale, per la congiuntura globale è previsto un progresso del 3,3% che dovrebbe diventare +3,6% nel 2013. Per il miglioramento, però bisognerà ringraziare soprattutto gli emergenti e i loro consumi interni.

Fine del superciclo
Gli analisti, in ogni caso, avvertono che il cosiddetto “superciclo” (che ha portato il paniere a triplicare il proprio valore negli ultimi 10 anni) è finito. Colpa del rallentamento della Cina che pur crescendo a ritmi apprezzabili (7%-7,5%) è ormai lontana dal +10% e +11% segnati fino a qualche anno fa. Chi sta puntando decisamente sulle commodity sono soprattutto gli hedge fund che, secondo i dati del governo americano hanno raddoppiato il peso delle loro posizioni sulle materie prime rispetto a un anno fa. A far aumentare i prezzi dovrebbe essere anche una diminuzione dell’offerta, soprattutto per quanto riguarda le commodity alimentari. La ripresa, secondo gli analisti di Morgan Stanley, dovrebbe essere generalizzata (comprendendo anche il petrolio), a partire dal secondo semestre del 2013. A patto che, però, le diverse Banche centrali delle zone più lente, continuino nei programmi di stimolo economico.

L’oro guarda gli Usa
Le prospettive dell’oro sono invece legate al suo status di bene rifugio e alle prospettive degli Stati Uniti. Se l’America non riuscirà a risolvere il problema del fiscal cliff (la combinazione dei tagli alla spesa pubblica per risolvere il problema del deficit e la fine degli sgravi fiscali che potrebbe portare in recessione il paese), secondo gli operatori il metallo giallo l’anno prossimo potrebbe vedere un apprezzamento vicino al 20% rispetto ai valori attuali. Alla luce del quadro generale, gli analisti consigliano di tenere d’occhio anche i titoli delle società legate alle commodity come quelle minerarie ed estrattive. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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