Chi ha fatto muovere i bond

Andamento del petrolio e questioni politiche hanno tenuto banco l’anno scorso nel segmento del reddito fisso. Alla fine ne ha approfittato chi ha puntato su emergenti e high yield. 

Marco Caprotti 24/01/2017 | 10:10
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Gli investitori in obbligazioni non hanno avuto tempo di annoiarsi nel 2016. L’indice Morningstar relativo all’obbligazionario globale in 12 mesi ha guadagnato (in euro) il 6,85%. Ma il dato, letto così, non racconta tutta la storia. A inizio anno gli operatori si sono trovati alle prese con il crollo del petrolio e le preoccupazioni legate al rallentamento della Cina. Nel resto del periodo hanno fatto i conti con Brexit, l’elezione di Donald Trump e le incertezze legate al referendum costituzionale in Italia.

La corsa di emergenti e high yield
Nel corso dell’anno è poi arrivata la ripresa del barile, cavalcata soprattutto dalle obbligazioni dedicate ai paesi emergenti. “Il risveglio delle commodity ha portato a un aumento della propensione al rischio che ha finito per premiare anche le emissioni delle aree in via di sviluppo e gli high yield”, spiega Sarah Bush, analista del reddito fisso di Morningstar. La categoria dedicata agli strumenti specializzati sul debito emergente ha guadagnato il 12,68%.

Indice Morningstar Emerging Markets Bonds: 1 anno

emergingbond

Dati in euro aggiornati al 23 gennaio 2017
Fonte: Morningstar Direct

Nella categorie dedicate al debito emergente gli analisti esprimono un giudizi positivo su Neuberger Berman Emerging Market Debt Hard Currency A $ Acc (+14,68% nel 2016, Silver, 4 stelle). “Il processo di selezione degli asset parte da un’analisi bottom up dei paesi e, in misura minore, dalla gestione del beta del mercato (posizioni più o meno aggressive) e della duration”, spiega Niels Faassen, fund analyst di Morningstar. “Gli elementi vengono discussi all’interno del team emerging market, prendendo in considerazione le condizioni dei mercati, i fondamentali, i fattori tecnici e le valutazioni. Poi si passa all’analisi del paese sia quantitativa (al 60%) che qualitativa (al 40%). Il gestore ha ampi margini di movimento e può investire fuori dal benchmark fino al 15% degli asset.   

La categoria dedicata ai fondi specializzati sui bond ad alto rendimento globali l’anno scorso ha segnato +14,31%. Tra gli strumenti dedicati al reddito fisso high yield si è fatto notare Robeco High Yield Bonds IH USD (+18,82% nel 2016, Analyst rating Silver, 5 stelle). “Il processo di investimento parte dal credit outlook di Robeco”, spiega Faassen. “Questo dà l’input per determinare il beta del portafoglio e l’allocation a livello regionale. Un approccio qualitativo viene usato per la scelta delle emissioni corporate large cap e small cap non quotate. Poi gli analisti studiano gli elementi finanziari, ambientali, di sostenibilità e la struttura della società emittente. Questa analisi porta a un giudizio (overweight, underweight, or neutral). Per quanto riguarda le small cap quotate il sistema di selezione è quantitativo. L’ultima parola sui titoli da mettere in portafoglio tocca comunque ai gestori”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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