Non è un bond per vecchi

Le obbligazioni sono sempre state l’asset class su cui puntare quando si avvicinava la pensione per far diventare il portafoglio meno aggressivo. Ma la maggiore correlazione con le azioni e i tassi quasi a zero hanno reso i titoli di debito uno strumento da maneggiare con attenzione in ottica previdenziale.

Marco Caprotti 19/11/2015 | 10:01
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60/40? Una volta, forse. Oggi la vecchia regola che voleva gli investitori più orientati alle azioni da giovani e alle obbligazioni mano a mano che si avvicinava la pensione (tanto da invertire il peso degli asset con l’avanzare dell’età per rendere il portafoglio più prudente) sembra non avere più senso. L’allungamento dell’aspettativa di vita sta convincendo le persone a riposo a diventare (o a rimanere) più aggressive. Ma le motivazioni di questo nuovo mood vanno ricercate anche nelle caratteristiche degli asset tipicamente presenti nei portafogli. Equity e bond, infatti, sono ormai da qualche anno soggetti allo stesso ciclo di accensione e spegnimento del rischio (il cosiddetto risk on risk off). Questo significa che se gli investitori sono ottimisti, puntano sugli asset più volatili, siano essi obbligazioni ad alto rendimento o titoli azionari. Viceversa, quando prevalgono gli scenari negativi, cercano classi di attività sicure, siano esse Bund tedeschi o azioni high dividend.

Scelte personali
Quale diventa allora l’asset allocation migliore mano a mano che ci si avvicina alla pensione? “La prima cosa da dire è che si tratta di una decisione molto personale” spiega Karen Wallace, analista di Morningstar. “Bisogna tenere in considerazione se ci sono altre entrate, le aspettative di vita, la volontà di lasciare qualcosa agli eredi. Chiarito questo stiamo notando che ci sono sempre più pensionati che decidono di continuare a sovrappesare la componente azionaria del loro portafoglio. Una scelta che si basa sulla convinzione di poter vivere ancora qualche decennio, magari lavorando anche solo part time. Ma ci sono anche quelli che non hanno interesse che il loro patrimonio gli sopravviva. Per questo decidono di portare a casa quel rendimento in più che la componente azionaria, soprattutto in un momento di tassi bassi, dà rispetto alle obbligazioni”.

Caccia al dividendo
Una scelta che sta diventando sempre più gettonata quando si parla di pensione è quella delle azioni ad alto dividendo. In una situazione di incertezza macro, di Borse volatili e di politiche monetarie divergenti, le società che pagano regolarmente cedole ricche agli azionisti presentano diversi vantaggi. I più importanti sono una bassa volatilità e la possibilità di incassare a scadenze fisse del denaro che si può utilizzare per spese o altri investimenti senza intaccare il capitale. “Le aziende più generose con i propri soci, inoltre, di norma tendono ad avere una stabilità finanziaria maggiore delle altre”, spiega Josh Peters, direttore della Equity income strategy di Morningstar. “Inoltre hanno caratteristiche difensive che sono molto utili nei momenti in cui mercati sono più nervosi”. La ricerca delle aziende giuste da mettere in portafoglio è un’operazione delicata. “Ad esempio, bisogna evitare quelle che hanno dividendi troppo alti”, dice Peters. “Può succedere, infatti, che per improvvise esigenze di bilancio decidano di tagliare le cedole”. L’uso dei dividendi, in ogni caso, va pianificato. “Le azioni high yield hanno dimostrato, nel lungo periodo, di fare meglio delle altre”, spiega Peters. “Questo non significa che siano immuni da fasi di debolezza. Nell’ultimo anno, per esempio, hanno sofferto rispetto ad altre attività di investimento e chi si fosse concentrato troppo sulle cedole, avrebbe perso buone opportunità derivanti dalla corsa dei listini. Tuttavia, chi ha in programma di andare in pensione nei prossimi anni, farebbe bene a inserirle in portafoglio”.

 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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