Pimco aspetta la Fed per comprare emergenti

Secondo Andrew Balls, responsabile del reddito fisso della società specializzata nei bond, i paesi in via di sviluppo sono un asset interessante. Anche alla luce dei movimenti dei tassi di interesse Usa. 

Jocelyn Jovene 04/11/2015 | 10:49
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I mercati emergenti hanno perso l’11% quest’anno e si sono trasformati in una delle peggiori asset class (in dollari), perdendo popolarità fra gli investitori. Ma, secondo Andrew Balls, responsabile del reddito fisso di Pimco, potrebbero essere una buona opportunità di investimento, una volta che la Federal Reserve avrà alzato i tassi di interesse americani.

“Se guardiamo a orizzonti temporali di tre, sei e 12 mesi, penso che ci siano buone possibilità di inserire gli emerging nei nostri portafogli”, spiega. “La mia previsione è che, fra un anno circa, nei nostri strumenti avremo più rischio legato agli emergenti. Il motivo per cui non lo abbiamo ancora inserito è il pericolo di volatilità che potrebbe esserci in attesa delle decisioni della Fed”.

Le lezioni del passato
Fino a ora il gestore è stato molto cauto nel maneggiare i paesi in via di sviluppo. Ha ridotto l’esposizione di alcuni strumenti, soprattutto a causa delle incertezze legate alla Cina e al Brasile. Un rialzo dei tassi da parte delle Banca centrale Usa è un pericolo per i mercati emergenti perché spingerebbe gli investitori a spostare i soldi dagli asset più a rischio verso il porto sicuro dei Treasury e sugli asset Usa, dando così un’ulteriore spinta al dollaro.

Un esempio si è avuto durante il Taper tantrum di metà 2013, quando la possibilità della fine del Qe da parte della Fed ha fatto impennare i rendimenti americani, oltre a provocare una crescita della volatilità nei mercati globali e in quelli emerging in particolare. “Il Taper tantrum rappresenta un tipo di rischio, ma non è il nostro modello di base”, spiega Balls. “Ci sono due grandi differenze fra oggi e allora. La prima è che ci sono già state sacche di volatilità negli ultimi due mesi e gli emergenti hanno registrato forti deflussi, mentre nel 2013 l’asset di investimento era molto popolare fra gli investitori”. La seconda differenza è l’inflazione. “Un elemento che sarà rilevante nei prossimi 12 mesi”, dice il gestore di Pimco. “La situazione, da questo punto di vista, sembra sotto controllo in Usa, in Europa e nel resto dei paesi del G10. Ma se l’inflazione, nei prossimi due anni, dovesse risultare più forte delle attese, allora bisognerebbe considerare tassi di interesse più alti di quelli che ci aspettiamo ora. Questa situazione sarebbe una minaccia per il mercato obbligazionario. Al momento non ci sembra molto probabile, ma è un rischio che dobbiamo comunque tenere in considerazione”.

Episodi di forte volatilità si faranno vedere ancora sui mercati finanziari. A scatenarli saranno situazioni di pericolo in determinate aree, la mancanza di liquidità in specifici asset di investimento, eventuali soprese nella politica monetaria di alcune Banche centrali o le stime sulla crescita globale. Il primo pericolo, in particolare, è quello con cui hanno dovuto fare i conti i gestori da quando le banche di investimento hanno iniziato a ridurre i rischi all’interno dei loro bilanci. Tuttavia questa situazione, secondo Balls, non dovrebbe preoccupare gli investitori. “Oggi non ci lamentiamo per la situazione della liquidità”, spiega. “Sarebbe come lamentarsi del brutto tempo a Londra, non avrebbe molto senso. Meglio pensare a come adattarsi a questa situazione”.

I vantaggi della poca liquidità
Secondo il gestore di Pimco, il suo lavoro e quello dei suoi colleghi dovrebbe essere di trarre vantaggio dalla mancanza di liquidità e dai momenti di volatilità. Due elementi che creano opportunità per i manager più attivi. Le fasi altalenanti dei mercati si ripeteranno spesso perché la politica monetaria dei tassi a zero e dei Qe spinge gli investitori a prendere più rischi e a sovraesporsi su alcuni asset. In questo scenario alcune delle strategie portate avanti da Pimco mirano a generare utili per gli investitori più che a un apprezzamento del capitale. “Possiamo farlo in Usa, ma anche in Europa e in Giappone”, dice Ball. “Nel Vecchio continente ci posizioniamo sulla parte centrale della curva, mentre in Giappone sulla parte a 20 e 30 anni. Una delle mie posizioni più rischiose è sul debito sovrano europeo. Sto sovrappesando Italia e Spagna”. Questa strategia, però, ha un prezzo. Ad esempio, alcuni dei fondi gestiti da Balls e dal suo team hanno sottopesato i titoli a due anni americani. “Abbiamo sbagliato quest’anno”, ammette. “Ma pensiamo che questa strategia possa funzionare nei prossimi sei mesi.

Nonostante i numerosi shock che hanno attraversato i mercati finanziari globali – Russia, Grecia, Cina e Brasile – le previsioni della società di gestione sulla crescita dei paesi sviluppati sono superiori alla media degli economisti. “La volatilità di agosto e settembre non ci ha fatto cambiare idea” conclude Balls. “L’inflazione americana dovrebbe essere intorno al 2%, mentre quella europea sarà compresa fra l’1 e l’1,5%. Siamo posizionati in base a questo scenario”. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Jocelyn Jovene

Jocelyn Jovene  è Editor di Morningstar Francia

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