VIDEO: Mark Mobius, il futuro è degli emergenti

Per il guru dei mercati in via di sviluppo ogni crisi nasconde un’opportunità e cita l’esempio della Nigeria. Il peso finanziario degli emerging si avvicina a quello reale; solo in Cina ci sono state oltre 200 Ipo nell’ultimo anno.

Valerio Baselli 03/06/2015 | 15:38
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Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Oggi ho il piacere di trovarmi in compagnia del dott. Mark Mobius di Franklin Templeton, uno dei maggiori esperti mondiali di mercati emergenti.

Lei investe nei mercati emergenti da quasi 30 anni. Questo significa che ha vissuto diverse fasi di mercato durante la sua carriera come gestore. Oggi ci sono molti dubbi sui mercati emergenti a causa di un rallentamento della crescita. Inoltre, leggendo i giornali, tutto quello che si trova sono brutte notizie sulla situazione in Medio Oriente, in Africa e in Est Europa. Qual è la sua opinione su tali rischi e come giudica la condizione attuale dei mercati emergenti, data questa incertezza e perfino paura di ciò che potrebbe accadere?

Mark Mobius: Innanzitutto, bisogna ricordarsi che i mercati emergenti crescono a un tasso doppio rispetto alle economie sviluppate, ed è così da almeno 20 anni. Solo negli ultimissimi anni c’è stata una frenata. Inoltre, se guardiamo alle performance degli emerging market dal 1987, quando noi abbiamo cominciato, hanno battuto ogni altro mercato. Tuttavia, negli ultimi 11 anni, ce ne sono stati quattro in cui gli emergenti hanno sottoperformato, tra cui il 2013 e il 2014.

Questo spaventa molte persone secondo cui gli emergenti dovrebbero guadagnare sempre e comunque. Però, già quest'anno, dal primo gennaio, gli emergenti sono tornati a crescere ancora. Gli investitori tendono a focalizzarsi sui titoli di giornale; ad esempio, Boko Haram in Nigeria, terribile, quindi nessuno ci va. Noi stiamo investendo in Nigeria e stiamo guadagnando. A causa della situazione che c’è, quindi anche a causa di Boko Haram, il valore delle banche nigeriane è sceso molto. Noi abbiamo acquisitato e ora sta risalendo. Ogni crisi, presenta delle opportunià.

Baselli: Se diamo uno sguardo alla capitalizzazione azionaria mondiale, i mercati in via di sviluppo pesano oggi circa il 13%, mentre rappresentano il 40% del Pil mondiale. Quanto durerà ancora questa discrepanza secondo lei? Come potrebbe ridursi?

Mobius: Questo è un aspetto interessante. Se si prendono i principali indici azionari, i mercati emergenti pesano il 13%, ma se si prende la vera capitalizzazione di mercato mondiale, allora gli emergenti pesano il 30%. E negli ultimi 10 anni, il 33% delle azioni di nuova costituzione e delle Ipo (Offerta pubblica iniziale, dall'inglese Initial Public Offering; Ndr) arrivano dai paesi in via di sviluppo. Quindi sì, il Pil degli emerging è il 40% di quello mondiale, ma il peso finanziaro sta crescendo e si sta avvicinando al peso reale. La Cina da sola, dall’inizio del 2014 ha visto oltre 200 Ipo, le quali hanno mosso miliardi di dollari.

Baselli: Grazie mille dott. Mobius.

Mobius: Grazie

Baselli: Per Morningstar, Valerio Baselli, grazie per l’attenzione.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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