I minerali non corrono più

Morningstar ha tagliato le stime sulle valutazioni di rame, carbone e metalli ferrosi. Colpa del calo del petrolio e della domanda dalla Cina. 

Marco Caprotti 14/04/2015 | 13:48
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Non sempre per le aziende i minori costi sono un vantaggio. Lo stanno scoprendo le società minerarie: i bassi prezzi del petrolio, le deboli valute dei paesi produttori e una situazione di deflazione che sta attraversando trasversalmente il settore delle risorse naturali stanno erodendo anche i prezzi che i gruppi di questo segmento possono applicare ai loro clienti.

Un problema che si farà sentire nel 2015 e oltre e che ha spinto gli analisti di Morningstar a rivedere le previsioni per l’andamento del rame, del carbone e dei metalli ferrosi. “Il mix dei costi e l’andamento delle valute dei paesi produttori nei confronti del dollaro ci portano a essere più severi nel taglio sui metalli ferrosi e sul carbone rispetto al rame”, spiega Daniel Rohr, responsabile delle analisi sui basic material di Morningstar. “Va aggiunto, però, che i costi di trasporto rappresentano una voce importante nella valutazione finale di questo gruppo di commodity. Per questo, in base alle nostre stime di un prezzo del petrolio nel lungo periodo a 75 dollari e non più a 100, le spese generali per chi opera in questi campi dovrebbero abbassarsi”.

Carbone
Per quanto riguarda il carbone a uso energetico (il cosiddetto thermal o steam coal), le stime di prezzo nel lungo periodo sono state tagliate dell’11% arrivando a 67 dollari per téc (la cosiddetta tonnellata equivalente). Anche per la qualità chiamata hard coking (utilizzata principalmente nei forni delle acciaierie) le previsioni hanno subito una revisione al ribasso dell’11%, arrivando a 118 dollari. “In entrambi i casi sulle valutazioni pesa anche il calo della domanda da parte della Cina”, dice Rohr.

Iron ore
Nel segmento dei metalli ferrosi (raccolti nella definizione iron ore) la media di prezzo per il decennio in corso dovrebbe essere di 60 dollari contro i 70 stimati in precedenza. “Ci aspettiamo però che le valutazioni salgano verso i 64 dollari, in termini reali, alla fine del 2020”, spiega l’analista di Morningstar. “Siamo ancora convinti che la produzione di acciaio (per cui l’iron ore è una componente fondamentale, Ndr) della Cina abbia raggiunto il suo picco massimo, per questo ci sono scarse possibilità di upside per la risorsa naturale”.

Rame
Per quanto riguarda il rame, il taglio alle stime di valutazione è stato dell’8%, arrivando a 2,46 dollari per libbra. “Il petrolio rappresenta una fetta importante dei costi totali per produrre rame, insieme ai costi di manodopera”, dice l’analista. “Il calo di queste due voci rappresenta un elemento importante nella nostra decisione di abbassare le stime. Molto, tuttavia, dipenderà dall’andamento della domanda da parte della Cina”. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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