Una ricetta per investitori prudenti

Secondo gli analisti di Morningstar, chi è avverso al rischio non dovrebbe avere più del 30% del portafoglio in azioni.  

Marco Caprotti 26/06/2014 | 09:52
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Prima regola per l’investimento in fondi: stabilire i propri obiettivi finanziari. E, per farlo, è necessario avere ben chiare le proprie esigenze. L’attenta definizione degli obiettivi consente di stabilire quando si avrà bisogno del denaro investito e il livello dei rendimenti attesi, ovviamente in relazione al rischio che si è disposti ad assumere. Dagli obiettivi personali dipendono, cioè, l’orizzonte temporale, la propensione al rischio e le aspettative di rendimento. Questi elementi definiscono il profilo finanziario dell’investitore (anche detto profilo di rischio-rendimento). In particolare, se l’investitore decide di impegnare l’intero portafoglio in fondi comuni, può scegliere tra prodotti specializzati in determinate attività e strumenti che costituiscono essi stessi portafogli diversificati. Solo per questi ultimi, tipicamente i fondi bilanciati, è possibile pensare di poter soddisfare con un unico prodotto gli obiettivi di investimento e di diversificazione del portafoglio. Il mercato, infatti, offre prodotti con diversi livelli di rischio che investono, secondo percentuali massime predefinite, sia in equity che in bond.

Cosa mettere in portafoglio
I fondi bilanciati sono adatti a investitori che cercano maggiore diversificazione in un solo fondo. Se si investe per la prima volta o si dispone di un piccolo capitale possono costituire un buon punto di partenza. Ma come si deve comportare un investitore che preferisce un atteggiamento prudente anche nell’approccio con i bilanciati? “Chi vuole seguire questa strategia deve orientarsi su un prodotto in cui la componente azionaria, tipicamente a larga capitalizzazione, abbia un limite massimo pari al 30% degli attivi netti. Il resto deve essere indirizzato alle obbligazioni e titoli simili. E il processo di selezione degli investimenti deve privilegiare l’analisi fondamentale”, spiega Cara Esser, analista di Morningstar. “Per quanto riguarda la parte di reddito fisso, vanno bene tutto le tipologie di strumenti che generano rendimento, inclusi gli high yield, i corporate con un rating di investment grade, le convertibili, le azioni privilegiate e i governativi”. Il mix degli asset può materialmente condizionare il rapporto fra rischio e rendimento di un portafoglio e, di conseguenza, le attese riguardo alla performance. “Per questo, prima di comprare un fondo, è importante capire quali titoli ci sono stati in portafoglio in passato e in quali settori si è mosso più frequentemente il gestore”, continua Esser. “Conoscere queste caratteristiche aumenta le possibilità di fare un’allocazione efficace”.

Le categorie Morningstar
Per individuare questi strumenti, Morningstar ha creato una categoria ad hoc: quella dei Bilanciati prudenti. Secondo la metodologia Morningstar, comprende quei fondi che non eccedono il 35% di azioni nella normale gestione. Chi intendesse osare un po’ di più, può orientarsi sui Bilanciati moderati. Sono un po’ più sbilanciati verso l’equity (tra il 35 e il 65%), mentre il resto è in obbligazioni e strumenti correlati. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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