Le banche europee e la crisi del debito

La tempesta dei government è il rischio principale per le valutazioni degli istituti del Vecchio continente.

Marco Caprotti 07/09/2011 | 09:07
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Le banche europee continuano a prendere legnate per colpa delle crisi del debito di alcuni stati del Vecchio continente. L’indice Msci relativo agli istituti di credito di Eurolandia da inizio anno ha perso più del 36%. I motivi per liberarsi da questi titoli, del resto, ci sono tutti. La ragione principale è intuitiva: le banche europee sono in possesso di molti bond degli stati più deboli. Se uno di quei paesi dovesse andare a gambe all’aria, sarebbero guai grossi anche per chi ne possiede i titoli di debito che avrebbero il valore di carta straccia.

I pericoli per le banche
C’è poi un motivo di preoccupazione meno evidente ma altrettanto serio. La maggior parte degli istituti europei si finanzia, oltre che con i conti correnti, anche con una serie di operazioni (come i prestiti interbancari o i depositi esteri, pratiche che vengono raccolte sotto la definizione di wholesale funding) il cui costo è legato al prezzo con cui il governo domestico ottiene i prestiti dal mercato. La tempesta che sta attraversando il Vecchio continente ha reso più oneroso per i governi piazzare le proprie obbligazioni aumentando di conseguenza anche i costi del wholesale funding. Tanto che alcuni istituti di credito hanno interrotto questa pratica.

I rischi per le banche sono aumentate da quando si è iniziato a parlare di effetto contagio per quanto riguarda l’Italia e la Spagna. “Le mie analisi dimostrano che il sistema bancario europeo potrebbe resistere al default di Grecia, Portogallo e Irlanda”, spiega uno studio firmato da David Morgan, gestore di Putnam global financial fund. “Tuttavia l’esposizione degli istituti di credito al debito sovrano di Italia e Spagna è molto più grande. E’ vero che la possibilità di una bancarotta in uno di questi due paesi è ridotta; ma la variazione di valore delle loro obbligazioni potrebbe avere un considerevole impatto negativo sui bilanci degli istituti”.

Il ruolo della Bce
Una parte del futuro dei gruppi finanziari dipende dall’atteggiamento adottato dalla Banca centrale europea. “Gli istituti centrali sono stati creati anche per dare liquidità nei momenti di panico del mercato o quando il sistema bancario è in pericolo”, spiega Tom Fahey, analista della società americana di gestione Loomis Sayles. “Quella europea, in particolare, è sempre stata considerata una sorta di ultima spiaggia dagli investitori, anche perché sembra non intervenire mai con decisione se non quando c’è da agire sui tassi di interesse. Questo ha fatto aumentare la preoccupazione che la Bce possa intervenire fuori tempo massimo per salvare gli istituti di credito dell’area. In realtà l’istituto centrale europeo è almeno dal 2008 che sta aiutando le banche di Eurolandia attraverso varie forme”. Una di queste è una linea di credito aperta con la Fderal Reserve americana per poter rifornire di dollari il sistema creditizio europeo. Questo non significa che l’intero sistema bancario della regione sia al riparo dai rischi. “Ma i pericoli maggiori li corrono soprattutto le banche più piccole e meno capitalizzate”, continua Fahey. “Le più grandi hanno i mezzi per gestire al meglio la situazione”.

Dal punto di vista borsistico, tuttavia, gli operatori consigliano prudenza. “Il peggioramento della crisi del debito sovrano è un elemento che può far abbassare il valore dei titoli delle banche”, dice Morgan di Putnam. “Il nostro consiglio è di agire con cautela visto che i potenziali rischi non sono ancora pienamente espressi dai valori azionari. Al momento preferiamo i titoli degli istituti americani, asiatici e dei mercati emergenti dove i rischi sono minori rispetto all’Europa e dove il calo dei valori ha creato interessanti opportunità di acquisto”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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