Pensioni, quale ruolo per i pf

Uno studio di Gfk Eurisko rivela che gli italiani non sanno come affrontare il problema previdenziale. Educazione finanziaria e comportamenti corretti degli intermediari possono essere la bussola per orientare gli investitori.

Sara Silano 15/10/2012 | 13:02
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Gli italiani hanno seguito il dibattito sulle pensioni e sono pessimisti sul futuro post-lavorativo, ma fanno i conti con la crisi che assottiglia redditi e risparmi. A dirlo è una ricerca di Gfk Eurisko, presentata al convegno annuale di Assoreti (l’associazione delle reti di promozione finanziaria), che si è svolto lo scorso 13 ottobre a Torino.

L’indagine è stata condotta tra il 4 e il 19 settembre su un campione di 1.000 individui capifamiglia, decisori in materia d’investimenti finanziari (di cui 220 clienti di promotori finanziari), di età compresa tra 30 e 60 anni, possessori di un conto corrente (bancario o postale) o di una polizza assicurativa, rappresentativo di 15,8 milioni di nuclei familiari. 

Pensioni fai-da-te
Tra gli intervistati prevale il pessimismo sulla possibilità di ricevere una pensione adeguata, soprattutto nella fascia 45-54 anni, ma manca una chiara strategia per far fronte alla situazione. Il 38% degli individui ha elaborato soluzioni legate alle proprie capacità personali o familiari, tra cui il proseguimento dell’attività lavorativa, l’utilizzo del risparmio accumulato e l’adeguamento del tenore di vita. Un altro 28% dichiara di non affrontare il problema, mentre solo il 21% pensa di ricorrere alla previdenza complementare.Chi lo fa ha un atteggiamento conservativo. L’88% degli intervistati mostra una preferenza per i prodotti a garanzia del capitale.

Senza bussola
Il convegno di Assoreti, aperto da Andrea Beltratti, presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, è stata l’occasione per fare il punto sul ruolo degli intermediari. L’indagine mostra che non esiste per gli italiani una figura di fiducia dominante. Tra i soggetti citati da chi ha sottoscritto forme di previdenza integrativa ci sono le banche, le reti di promotori finanziari e le compagnie assicurative (28%), l’azienda per la quale si lavora (23%), gli amici, parenti e conoscenti (22%), le associazioni professionali e il sindacato (19%), il proprio commercialista o consulente fiscale (8%). Sono analogamente numerosi i possibili riferimenti indicati da chi una decisione ancora non l’ha presa, con una preferenza, in questo caso, per le associazioni professionali o il sindacato (25%) e gli istituti previdenziali (24%).L’indagine rivela, inoltre, che i clienti delle reti sono mediamente più sensibili al tema previdenziale (il 33% pensa a sottoscrivere qualche forma pensionistica).

Nel complesso, le statistiche indicano che la previdenza complementare in Italia non riesce a decollare. Come ha dichiarato Elsa Fornero, ministro del Lavoro e delle politiche sociali, “L'educazione finanziaria e previdenziale accompagnata da comportamenti corretti da parte di tutti gli operatori sono la bussola da consegnare ai cittadini per evitare che si ‘perdano’, per quanto riguarda la previdenza, nella nebbia della crisi”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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