I gestori osano di più

Aumentano gli ottimisti sull’Europa. Sugli Stati Uniti pesa l’incognita delle elezioni. Cautela sull’economia cinese. L’euro recupera sul dollaro.

Sara Silano 20/09/2012 | 15:29
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La Banca centrale europea ha restituito fiducia agli investitori che ora guardano con minor ansia all’Eurozona, mentre sembrano essere più preoccupati per gli Stati Uniti. I gestori, interpellati da Morningstar nel consueto sondaggio condotto tra le principali case di investimento che operano in Italia, vedono allontanarsi il rischio sistemico, il più temuto perché non domabile attraverso le strategie di diversificazione di portafoglio, in quanto dipende dall’andamento generale dell’economia e del sistema finanziario.

Eurozona, la Bce convince
I gestori mostrano apprezzamento per l’azione intrapresa dall’istituto guidato da Mario Draghi con il programma di acquisto di titoli di stato noto come Outright monetary transaction (Omt), che, dicono gli esperti, dovrebbe rivelarsi più efficace dei precedenti sia per le condizioni imposte agli stati che vi faranno ricorso, sia per la rinuncia da parte della Bce a essere un creditore privilegiato. Restano comunque delle incognite, in particolare sulla capacità dei governi di trovare il consenso per i provvedimenti di austerità monetaria e di portarli avanti con determinazione.

In tale contesto, i fund manager prevedono un rialzo delle Borse nei prossimi sei mesi, seppur tra molta volatilità. Le quotazioni azionarie sono attraenti, in quanto scontano il peggiore scenario, che ora sembra essersi dissipato, anche se l’economia mostra ancora segni di affaticamento. La percentuale di ottimisti è del 64,7%, in aumento dal 53% di luglio (ad agosto non è stato effettuato il sondaggio). I pessimisti sono meno del 6%, analogamente a due mesi fa.

Usa, tempo di elezioni
Wall Street si è difesa bene dalla crisi europea, ma ora deve fare i conti con tre principali fonti di incertezza: il voto presidenziale di novembre, la fine degli incentivi fiscali dell’era Bush e i contemporanei tagli alla spesa (cosiddetto fiscal cliff o precipizio fiscale) e la situazione congiunturale. Gli investitori sono rincuorati dall’apertura della Federal Reserve, ma mostrano cautela sul futuro andamento dei listini azionari, dal momento che il quadro macro rimane a tinte chiaroscure. I gestori ritengono che il mercato sia correttamente valutato. Per questa ragione, più di un fund manager su due prevede l’oscillazione dei listini attorno agli attuali livelli.

Tokyo, boccata d’ossigeno
La minore tensione sul debito europeo dovrebbe avvantaggiare la Borsa giapponese, perché allenterà la speculazione sullo yen, dando una boccata di ossigeno alle aziende orientate alle esportazioni. Tuttavia, sul mercato nipponico pesa la debolezza della congiuntura globale, che potrebbe penalizzarlo in assenza di un deciso miglioramento della situazione economica interna. Le valutazioni dei titoli appaiono a sconto, dal momento che incorporano lo scenario peggiore, ma i gestori non si fanno illusioni sul futuro andamento del listino, con il 70,6% che non prevede scostamenti significativi dagli attuali livelli. Si tratta di un passo indietro rispetto a luglio, quando la piazza nipponica aveva raggiunto il più alto numero di consensi (60%).

Cina, obiettivo crescita
L’ex celeste impero rimane l’osservato speciale da parte dei gestori. Il premier, Wen Jiabao, ha detto che la Cina centrerà l’obiettivo di crescita del 7,5% per quest’anno, nonostante le pressioni negative che deve affrontare. I gestori si mostrano però cauti sulle prospettive future e ribadiscono le previsioni effettuate a luglio per l’area dell’Asia-Pacifico. Circa il 41% si attende un incremento dei listini, mentre quasi uno su due non vede significative variazioni rispetto alle quotazioni attuali. I più ottimisti mettono in luce come il miglioramento della situazione europea aumenti la propensione al rischio degli investitori con vantaggi per le aree più volatili, come quelle emergenti.

Lo spread si restringe
Il Bund tedesco ha toccato livelli straordinariamente bassi e difficilmente sostenibili nel tempo. Il mercato sta cominciando a rendersene conto, ritenendo giustificato un sottopeso. D’altro canto le tensioni sui BTp si sono allentate, anche se servono ulteriori iniziative per ritenerlo “fuori pericolo”. L’Europa deve proseguire lungo il cammino di sostegno all’euro e l’Italia lungo quello delle riforme.  In questo contesto, il 64,7% dei gestori prevede una discesa del prezzo dei Bund a fronte di un 53% che si attende un aumento di quello dei titoli di stato italiani.

Per quanto riguarda gli Sati Uniti, i Treasury, premiati dalla migrazione verso la qualità (flight to quality) degli investitori nei mesi scorsi, offrono rendimenti bassi e sono considerati poco remunerativi in uno scenario di allentamento delle tensioni e ritorno della propensione al rischio.

L’Euro recupera le forze
Rispetto alla prima parte dell’anno, è cambiato l’atteggiamento dei gestori sulla divisa comunitaria. Le previsioni sono per una stabilizzazione del rapporto di cambio con il dollaro attorno agli attuali livelli (41% degli intervistati). I pessimisti sono passati dal 53% a meno del 30%. L’euro potrebbe recuperare in un contesto di riduzione dell’avversione al rischio. Inoltre, potrebbe trarre vantaggio da un indebolimento del dollaro nel caso la Federal Reserve attui ulteriori manovre di allentamento monetario. Sugli Stati Uniti pesa anche l’incognita delle elezioni.

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 3 e il 10 settembre, 17 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio. Si tratta di Albemarle Asset management, Aletti Gestielle, Bnp Paribas AM Sgr, Carmignac Gestion, Convinctions AM, Eurizon Capital Sgr, Fideuram Investimenti, Invest Banca, Investitori Sgr, La Française des Placements, M&G, Nemesis AM, Pioneer IM, SCM Sim, Swiss&Global AM Sgr, Union Bancaire Privéee, VG.SA.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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