I gestori danno una chance all’Ue

Preoccupa il rallentamento della Cina. Attraggono le valutazioni azionarie europee. Il reddito fisso scopre il suo lato volatile.

Sara Silano 12/07/2012 | 15:16
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L’economia mondiale è depressa. Le stime di crescita sono state abbassate e la colpa non è solo dell’Europa. I gestori, interpellati da Morningstar nel consueto sondaggio condotto tra le principali case di investimento che operano in Italia, guardano con preoccupazione a Cina, India e Brasile, che si sono ormai lasciati alle spalle gli alti tassi di sviluppo registrati negli anni scorsi. Riconoscono che Eurolandia ha intrapreso un serio percorso per uscire dalla crisi, ma non prevedono tempi brevi. In questo contesto, la maggior parte dei money manager è un po’ più ottimista sul Vecchio continente, in particolare l’Italia, mentre prevede un’oscillazione di Wall Street e delle Borse asiatiche attorno agli attuali livelli.

Eurozona, direzione giusta
Il vertice dei capi di stato e di governo dell’Unione europea di fine giugno e gli incontri successivi hanno allontanato i timori di disgregazione dell’area. La direzione, dicono i gestori, è quella giusta, ma a questo primo passo ne devono seguire altri, per implementare le decisioni prese in materia di scudo anti-spread (acquisto di titoli pubblici sul mercato primario e secondario da parte del fondo Salva-stati), unione bancaria (sorveglianza da parte della Banca centrale europea), unione di bilancio e pacchetto per la crescita. Per quanto riguarda le società, i prezzi azionari sono ritenuti allettanti e la capacità di produrre profitti è migliorata. Circa il 53% degli intervistati è quindi convinto che le quotazioni di Borsa saliranno nei prossimi sei mesi. Per l’Italia, la percentuale sale oltre il 70%, in considerazione del basso livello delle valutazioni e della strada intrapresa per risanare il paese.

Usa, delusione macro
Le notizie positive che arrivano dall’Europa potrebbero non bastare a Wall Street. L’America deve fare i conti con un’economia ancora zoppicante e un livello di disoccupazione che fatica a scendere. I gestori ragionano sulle conseguenze del cosiddetto “fiscal cliff”, il precipizio fiscale, ossia la fine dei tagli fiscali e l’inizio della riduzione automatica della spesa pubblica, che potrebbe determinare una contrazione della crescita nel 2013. In questo contesto, circa il 60% degli intervistati prevede un’oscillazione di Wall Street attorno agli attuali livelli.

Giappone in recupero
Il Sol Levante mostra segnali di recupero a livello economico. Per il 2012, si stima un incremento del Prodotto interno lordo del 2,3%. L’andamento della Borsa di Tokyo, però, è legato a quello dello yen, dal momento che il paese dipende molto dalle esportazioni. Intanto, la banca centrale prosegue nella politica ultra-espansiva. La piazza finanziaria nipponica è tra quelle che raccoglie i maggiori consensi a luglio (quasi il 60% dei gestori).

Cina, scadenze d’autunno
La banca centrale cinese è stata una delle più reattive di fronte al deterioramento del quadro economico e in un mese ha abbassato per due volte i tassi di interesse. I gestori sono convinti che ci sarà una convergenza tra politica monetaria e fiscale per impedire un ulteriore indebolimento congiunturale. Gli occhi sono puntati al prossimo autunno quando si insedieranno i nuovi leader politici, che dovranno portare avanti il piano di riduzione della dipendenza dall’estero e di incentivo della domanda interna. L’altro gigante asiatico, l’India, fa i conti con una crescita che ha decelerato. Per ques’anno si stima un +6,5% contro il +8,4% del 2011. I mercati potrebbero, dunque, prendere fiato. Un gestore su due ritiene che non si discosteranno molto dagli attuali livelli, contro il 41% di ottimisti.

Rendimenti all’osso
I rendimenti dei titoli governativi considerati sicuri, come il Bund tedesco, sono poco allettanti e difficilmente la situazione cambierà, a meno di un peggioramento della congiuntura. La volatilità che ha caratterizzato il mercato negli ultimi mesi, soprattutto nelle scadenze brevi e intermedie, ha, inoltre, portato in primo piano un aspetto spesso poco considerato, ossia che questi titoli possono anche perdere capitale in poco tempo.

Per quanto riguarda gli Sati Uniti, i gestori considerano improbabile un’ulteriore manovra di allentamento monetario (Quantitative easing), nonostante gli ultimi dati macro siano stati deludenti. Difficilmente, dicono, la Federal Reserve si muoverà prima delle elezioni presidenziali di novembre.

Infine, i money manager sono convinti che i prezzi dei BTp torneranno a salire una volta che il rischio politico si sarà attenuato per effetto dei provvedimenti anti-crisi.

Euro debole
Per il quarto mese consecutivo, la maggior parte dei gestori (53%) conferma le previsioni di un ulteriore indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro. Per un cambiamento del trend, dicono, è necessario che l’Ue confermi il suo impegno per salvare la divisa comunitaria.

 

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 2 e il 9 luglio, 17 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio. Si tratta di Albemarle Asset management, Aletti Gestielle, Bnp Paribas AM Sgr, Carmignac Gestion, Convinctions AM, Eurizon Capital Sgr, Fideuram Sgr, Invest Banca, Investitori Sgr, La Française des Placements, M&G, Nemesis AM, Pioneer IM, SCM Sim, Swiss&Global AM Sgr, Union Bancaire Privéee, VG.SA.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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