Il pharma trema per i brevetti

La scadenza delle licenze di alcuni medicinali preoccupa il mercato. Il problema, dicono gli analisti, è temporaneo.

Marco Caprotti 16/03/2011 | 09:37
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La scadenza di alcuni brevetti pesa sul comparto farmaceutico. L’indice Msci del settore nell’ultimo mese (fino al 14 marzo e calcolato in euro) ha perso quasi il 4%, portando a -2% la performance da inizio anno. “Il 2011 è un anno fondamentale per il segmento pharma”, spiega uno studio firmato da Damien Conover, analista di Morningstar. “Molti big del settore quest’anno perderanno l’esclusiva su alcuni trattamenti campioni di vendita a beneficio dei produttori di generici e gli investitori si aspettano un periodo nero. Questo appuntamento, tuttavia, potrebbe essere un’opportunità. Adesso gli operatori dovranno smettere di pensare ai brevetti che non ci sono più e concentrarsi sulle possibilità future delle aziende”.

Più operazioni straordinarie
In questo senso, le note informative allegate agli ultimi bilanci hanno fornito delle informazioni interessanti. Pfizer, ad esempio, ha annunciato che taglierà del 25% le attività di ricerca e distribuzione e utilizzerà i soldi risparmiati (circa 9 miliardi di dollari), per portare avanti un programma di riacquisto di azioni proprie di circa due anni, restituendo in questo modo un po’ di valore ai soci. “La notizia è buona anche sotto un altro aspetto”, continua Conover. “Gli investitori hanno sempre pensato che il gruppo fosse un campione nella produzione di nuovi farmaci. Ultimamente, però, le sperimentazioni non sono andate molto bene. Tagliare questa voce di spesa potrebbe liberare delle risorse per comprare delle licenze da altre società o per fare delle acquisizioni”.

Fra i più attivi sul fronte delle M&A c’è l’olandese Qjagen (diagnostica). Il management del gruppo ha annunciato di essere pronto ad un’altra operazione straordinaria che potrebbe eguagliare quella da 1,6 miliardi di dollari completata nel 2007 quando si è portata in casa l’americana Digene. La giapponese Terumo, intanto, ha acquistato l’americana Caridian BCT per 2,63 miliardi di dollari, diventando il primo gruppo mondiale nel campo delle apparecchiature per la trasfusione di sangue. “Queste operazioni confermano l’idea che ci eravamo fatti alla fine dell’anno scorso quando avevamo parlato di una ripresa dell’attività di M&A a partire dall’inizio del 2001”, scrive l’analista di Morningstar

Delusione J&J
Sul fronte delle delusioni, l’analista indica Johnson&Johnson. “I risultati trimestrali sono stati un po’ più bassi delle nostre attese per cui abbiamo abbassato l’obiettivo di prezzo da 77 a 75 dollari”, spiega Conover. “La brutta sorpresa, tuttavia, è arrivata dal ramo d’azienda che si occupa delle apparecchiature, che potrebbe essere debole per il prossimo decennio con inevitabili ripercussioni sui conti. L’altra area critica è quella dei prodotti di largo consumo che sta scontando il richiamo in azienda di alcuni preparati. E’ un peccato, perché il gruppo si era messo alle spalle prima degli altri il problema legato alla scadenza dei brevetti”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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